Mentre l'area Schengen crolla dietro la paventata emergenza profughi e sei Stati sospendono il trattato, anche l'Italia comincia a pensare di reintrodurre i controlli alle frontiere. Ma in Slovenia i cittadini protestano per chiedere di abbattere la barriera di filo spinato

Giù quel filo spinato entro primavera o sarà referendum. Seimila sloveni (su due milioni di abitanti totali) hanno firmato una petizione per protestare contro la barriera tirata su lo scorso 11 novembre al confine con la Croazia, dal governo di centrosinistra guidato da Miro Cerar, per contrastare l’ingresso nel Paese dei migranti che viaggiano sulla rotta balcanica: 140 chilometri di filo spinato che attraversano 17 Comuni e per il quale il governo sloveno ha speso 2 milioni di euro.

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Intanto, al confine italiano, la Slovenia rischia di trovarsi le barriere italiche chiuse, così dal Viminale dicono alcune indiscrezioni riportate dal Corriere della sera. Perché anche Roma – dopo Svezia, Danimarca, Norvegia (che non fa parte dell’Unione ma dello spazio Schengen), Austria, Germania e Francia – adesso pensa di reintrodurre i controlli alle frontiere, proprio al confine sloveno, in vista dei 300-400 arrivi terrestri settimanali (in Slovenia la media giornaliera è di 5.012 profughi). Insomma, mentre la rotta balcanica sgretola Schengen – come altro definire quanto accade nello spazio dopo che ben sei Stati hanno deciso di sospendere la libera circolazione? – proprio dalla Slovenia, cuore della balcan route, arrivano segnali di umana e “comunitaria” ragionevolezza. Non solo con le firme, che adesso verranno usate per chiedere un referendum, ma anche con manifestazioni e marce. E la protesta non è andata in vacanza. A Istria, per esempio, è stato allestito un presepe con il filo spinato. Quel filo spinato deve sparire entro la primavera, ha detto senza peli sulla lingua Naraša Letik Žagar, portavoce dell’Associazione turistico sportiva di Kostel, altrimenti saranno gli abitanti stessi a rimuoverlo: «Questo per rimuovere questo ostacolo artificiale che separa la gente unita dalla storia comune e dall’amicizia».

Per le vie che costeggiano il fiume Kolpa, che costituisce il confine naturale tra Slovenia e Croazia con i suoi 296 Km (sui 670 del confine) si sente parlare di «pazzia» e «stupidaggine» in riferimento alla decisione di dividere sloveni e croati. Persino l’ex ministro della Difesa, Janko Veber ha dichiarato che, secondo le informazioni in suo possesso, se non ci fosse il filo spinato i migranti attraverserebbero il confine anche attraverso il fiume e ha proposto la creazione di una difesa territoriale organizzata come la protezione civile per garantire la sicurezza e gestire il flusso dei profughi.

Una veduta aerea mostra un gruppo di rifugiati a Rigonce, in Slovenia, che hanno appena passato il confine dalla Croazia
(Una veduta aerea mostra un gruppo di rifugiati a Rigonce, in Slovenia, che hanno appena passato il confine dalla Croazia)

Ma il premier sloveno, Miro Cerar non fa nemmeno un passo indietro: «Gli strumenti tecnici», così il primo ministro chiama il filo spinato, sono, per lui, indispensabili: «Tra qualche mese potremo di nuovo essere sommersi da un enorme marea di migranti e per questo dobbiamo prepararci seriamente». Il governo di Lubiana, insomma, non intende rimuovere quella barriera perché in Turchia ci sono circa 2 milioni e mezzo di profughi siriani in attesa di intraprendere la rotta balcanica, perciò si attende la forte ripresa del flusso a partire dalla primavera. La Slovenia, con una capacità ricettiva di 9mila persone, teme la catastrofe umanitaria se a raggiungere il Paese fossero flussi di 20mila rifugiati.

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Oltre le persone, poi, nel mirino anche gli animali. Le denunce sono arrivate anche da associazioni internazionali ambientaliste e animaliste: lo Iucn ha denunciato la posa del filo spinato come una chiara violazione da parte della Slovenia del progetto europeo Life+Dinalp Bear che coinvolge oltre che la Slovenia, anche la Croazia, l’Italia e l’Austria per la salvaguardia e la protezione dell’orso bruno e di Nature 2000 che garantisce il libero passaggio degli animali selvatici nella zona in cui ora corre il filo spinato.
Infine vediamo alcuni numeri. E la Croazia? Ha già inviato sette note di protesta per le vie diplomatiche. Zagabria ha inoltrato una protesta ufficiale a Lubiana, una lettera alla Commissione europea, perché il muro di filo spinato ostacola gli spostamenti naturali degli animali selvatici ed è pertanto in violazione delle direttive Ue sulla tutela degli habitat naturali e della protezione dell’ambiente.
Cervi, volpi, conigli e altri animali selvatici continuano a morire lungo la barriera, perché rimangono impigliati nel groviglio di filo spinato. Infine, la Croazia chiede la rimozione immediata del filo spinato laddove questo entra in territorio croato violando le leggi internazionali.

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