La scandalosa Tamara de Lempicka, artista e musa delle avanguardie del Novecento, è entrata nel mondo del graphic novel. E ora anche Frida Khalo sta per varcare la soglia dell’immaginario a fumetti. Grazie alla matita di Vanna Vinci che le sta dedicando un libro. Con il titolo Frida, operetta amorale a fumetti uscirà – come il precedente – per i tipi di 24 Ore Cultura. Sabato 16 gennaio l’illustratrice ne offrirà un assaggio alla Galleria ONOArte di Bologna che dal 14 gennaio al 28 febbraio ospita la mostra fotografica di Leo Matiz dedicata alla pittrice messicana. Occasione ghiotta per conoscere più da vicino il lavoro di Vanna Vinci, poliedrica fumettista, autrice di graphic novel e “mamma” di una irresistibile bambina filosofica capace, con una battuta, di togliere la pelle a molti cosiddetti maestri del pensiero occidentale.
Vanna, come è la nata la tua bambina filosofica?
La bambina filosofica è nata per caso in un pub di Bologna, quello con l’autobus inglese sul tetto. L’ho disegnata su un tovagliolino unto di patatine e in quel disegno ballava. Ho capito subito che era un personaggio con un forte carattere, ma non avevo idea di come usarla. Sono sempre stata una lettrice di fumetto umoristico, ma in quel periodo lavoravo solo su graphic novel. Ho cominciato a usare la bambina in vignette con citazioni, alcune colte e altre molto meno… poi mi sono buttata senza paracadute sulle strisce.
Che poi sono diventate un libro, uscito con il titolo No future per Bao Publishing?
Il libro si affranca dalla sequenza narrativa data dalle strisce umoristiche e si dipana anarchicamente come una sorta di almanacco dadaista, una piccola enciclopedia del niente o una specie di sgangherato manuale di sopravvivenza contro convenzioni sociali, bon ton. La bambina è senza dubbio il mio alter ego, e nemmenotanto alter… L’umorismo, o sarebbe meglio dire il sarcasmo, scomodo e poco educato e à la page, la letteratura deleteria e il carattere ribelle e molto punk, sono la cifra del personaggio. E per molti versi sono i miei…
Insomma, diciamocela tutta, la bambina filosofica sei tu!
Forse potrei definirla una sorta di autobiografia un po’ demenziale. I punti di riferimento, a parte la grande letteratura e filosofia nichilista occidentale, e molta cultura popolare. Parlando di fumetti, citerei i Peanuts di Schulz, la Cattiva Lulù di Saint Laurent, Mafalda di Quino, i personaggi della Bretécher e di Pino Zac, ma soprattutto le orribili e terribili bambine assassine del collegio St Trinian’s di Ronald Searle.
«Il fumetto al femminile? Noi lo si fa all’uncinetto…ovvio!», dice la piccola “pestifera”. Parlare di sensibilità e di una particolarità femminile nel raccontare storie con questo strumento di narrazione per immagini ti corrisponde o lo reputi un cliché?
Preferirei non inoltrarmi in questa tematica che in questo momento è piuttosto scottante, nel nostro settore, ma non solo! E che reputo sinceramente molto seria. Della tanto decantata sensibilità femminile non mi interesso molto, anche perché mi chiedo se ce ne sia una diversa maschile… e quale sia… Però, se proprio devo esprimermi, lo farò con due citazioni. La prima, più pop, è di Alice Cooper che in un’intervista ha dichiarato “In ogni essere umano esiste una parte maschile e una femminile. Il problema è che gli americani non se ne sono ancora accorti.”. E a questo punto, io direi: non solo gli americani! La seconda, ben più precisa e più drastica, è di Carla Lonzi “La forza dell’uomo è nell’identificarsi con la cultura, la nostra nel rifiutarla.” dal piccolo capolavoro ribellista Sputiamo su Hegel.
Nella tua biografia a fumetti edita da 24 Ore Cultura Tamara de Lempicka è una personalità indipendente che riuscì a liberarsi dalle catene del matrimonio diventando pittrice. All’avanguardia tanto da capire subito che Marinetti era molto più passatista dei musei che diceva di volere chiudere.
Tamara è un personaggio incredibilmente forte e scomodo. Proprio questa scomodità, il suo spregiudicato modo di procedere pensando prima di tutto a se stessa, questo suo essere l’opposto di donne come Madre Teresa. È stato questo a incuriosirmi e a piacermi. Una donna che fuori dai falsi, o veri, moralismi sapeva il fatto suo e amava se stessa e la sua arte. Tamara non guardava in faccia a nessuno. I mariti li ha usati (fermo restando che al primo ha anche probabilmente salvato la vita) e non si è mai negata nessun piacere, in termini sessuali, maschile o femminile, singolo o multiplo, che fosse. Poi, la cosa che più mi ha affascinato, è l’incredibile modernità della sua pittura, la sua forza realmente pop. E senza dubbio, se parliamo della biografia, la sua grande rinascita negli anni ‘70. Un’artista esclusa e dimenticata, relegata a polverose riviste e cataloghi, che da vecchia, negli spregiudicati anni settanta si riscopre totalmente aderente e perfetta per rappresentare la figura di una donna moderna, libera e trasgressiva.
Anche nel non nascondere le rughe, lei che era stata una femme fatale…
Tamara si piaceva così intensamente, ed era talmente sicura della sua clamorosa bellezza e del suo potereseduttivo che escludo che nulla potesse incrinarne la consapevolezza… Nemmeno le rughe.
Una personalità forte, che si è ribellata a un destino tragico, è certamente quella della pittrice messicana Frida Khalo, puoi anticiparci qualcosa dell’operetta amorale che le hai dedicato?
Frida Kahlo è una figura direi opposta a quella di Tamara de Lempicka. È una donna sfaccettata, stratificata, complessa e piena di apparenti contraddizioni. Lavorare sulla sua vita tragica e sulla sua figura drammatica è un’avventura di cui sento la responsabilità. Anche i suoi caratteri, il suo viso, sono complicati da riportare a fumetti, perché si sommano componenti maschili e androgine ad altre fortemente femminili. Considero Frida un personaggio estremamente connesso con la sessualità e la vitalità, due componenti molti forti, e in questo caso specifico, misteriose e affascinanti. Per quanto riguarda il mio libro per 24 Ore Cultura, che ho appena iniziato a disegnare, ho deciso di affrontare la sua biografia ispirandomi alle Operette morali di Leopardi, e ai Dialoghi di Eupalinos o l’architetto, L’anima e la danza e Dialogo dell’albero di Paul Valéry. Si tratta di un
lungo dialogo sulla vita, gli eventi, le sfighe, gli amori e la pittura, tra Frida e un personaggio, che terrò per ora segreto, che la conosceva bene. Alla Ono, galleria fuori dagli schemi di Bologna, che amo moltissimo, espongo una ventina di schizzi preparatori che ho fatto e su cui continuo a lavorare, per assimilare i tratti e il carattere così peculiare e cangiante di Frida. Espongo anche quattro grafiche originali fatte per l’occasione e otto stampe di queste, colorate a mano.
Hai già altri progetti in cantiere?
Forse un’altra biografia della strabiliante marchesa Luisa Casati Amman, la mia” santa protettrice”. Poi una biografia del regista più scandaloso e maledetto di Hollywood Erich Von Stroheim, e forse una storia di vampiri moderna, e un po’ autobiografica. Ma anche un progetto puramente artistico legato al rapporto sentimentale tra me e la città di Bologna.
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