A legger le cose che scrive Angelino Alfano, vantandosi del lavoro fatto finora dal governo, e a vedere la «ristrutturazione», cioè il piccolo rimpasto che Matteo Renzi si appresta a fare (le Infrastrutture, vacanti da quasi un anno, dovrebbe tornare proprio a Ncd), non sembra che il braccio di ferro sulle unioni civili e qualche nervosismo per le amministrative abbia rovinato il rapporto tra Matteo Renzi e Angelino Alfano.
Certo, come nota Fabrizio Cicchitto non è carino che il Partito democratico voglia l’alleanza con i centristi alle prossime amministrative solo dove fa comodo, e che ignori le pattuglie degli alfaniani dove deve invece prioritariamente ricucire con la sinistra (tipo a Milano, mentre a Napoli l’accordo è fatto e a Torino, su Fassino, sono arrivati gli endorsement di pezzi del fu centrodestra). Ma che nessuno minacci con serietà la crisi di governo, neanche sul vecchio must delle unioni civili, racconta bene i sentimenti che prova Alfano verso questa esperienza di convivenza.
In una recente lettera indirizzata al La Stampa, il ministro ha infatti scritto: «Grazie al nostro coraggio, alla nostra dolorosa rottura con Silvio Berlusconi, due anni fa la legislatura non è finita». Due anni fa, grazie a Ncd, è potuto nascere il primo governo Renzi: «Il Paese non è precipitato nel baratro e ora siamo sul traguardo delle riforme costituzionali». Elenca poi quelle che chiama «medaglie», Alfano: «Abbiamo sostenuto una maggioranza che non sarebbe esistita senza di noi e con essa siamo riusciti a eliminare la tassa sulla prima casa» – è vero, per tutti, e addio progressività – «togliere il costo del lavoro dall’Irap, sopprimere l’articolo 18» – anche questo è vero, e che siano contenti nel partito di Sacconi è assolutamente normale – «introdurre la responsabilità civile dei magistrati» – vero ancora una volta, cosa che non era mai riuscito a fare con i governi Berlusconi, pur provandoci.
Insomma: «Senza di noi tutto questo non sarebbe accaduto». E come dargli torto? Anche nel prossimo passaggio della riforma costituzionale al Senato, i centristi (più i voti di Denis Verdini) sono fondamentali. Come dice Alfano: «Il movimento che ho fondato ha cambiato il corso di questa legislatura e, inevitabilmente, delle cose di questo Paese». O è stato il Pd?
Quello che sia, ad Alfano va benissimo così. E senza troppi giri di parole scrive: «Siamo pronti ad andare oltre le nostre sigle di oggi per costruire l’Italia di domani più forte e più libera».
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