Boschi non smentisce l'ipotesi di un incarico da palazzo Chigi sui servizi segreti a Carrai, amico e finanziatore del premier. D'altronde il presidente si fida solo dei toscani

Non berrà il Martini né potrà vantare sigle numeriche, 007 o simili. Maria Elena Boschi però non ha escluso, intervenendo alla Camera, che Marco Carrai possa ricevere presto una consulenza da palazzo Chigi sul tema della sicurezza digitale, dei servizi segreti.

L’indiscrezione della stampa è così confermata. O comunque non smentita. E legittimi sono quindi i dubbi espressi non solo dalle opposizioni (dai 5 stelle a Forza Italia) ma anche dalla minoranza dem. «Non posso immaginare che venga affidato un incarico così delicato al miglior amico del premier» ha detto ad esempio Roberto Speranza. E per Miguel Gotor – che invece immagina benissimo – la nomina sarebbe «un segno di debolezza, che dimostra come Renzi non si fidi di nessuno».

Sventolando soprattutto il tema del conflitto di interessi (Carrai tra le varie aziende è anche socio di una che si occupa di sistemi di sicurezza, software e gestione dati) i 5 stelle hanno allertato il Copasir (e per questo Boschi precisa che il comitato sarà informato su come il governo spenderà le risorse aggiuntive stanziate dalla manovra), mentre Sinistra Italiana ha presentato l’interrogazione che ha portato Boschi in aula. Che non ha smentito un possibile arrivo di Carrai a palazzo Chigi, pur rassicurando il senatore Marco Minniti «è stato, è e sarà» il referente del Governo per la sicurezza.