Greci, armeni e altri gruppi di popolazione non musulmana, insieme, costituivano il 56 per cento dell’intera popolazione in Turchia prima della prima guerra mondiale. Massacri e deportazioni li ridussero al 35 per cento alla fine degli anni Venti. Lo scrittore e docente di relazioni internazionali Charles King ricostruisce questo drammatico passaggio storico da un punto di vista speciale: dalle sale di uno storico albergo di Istanbul, il Pera Palace. Dove la leggenda vuole che Agatha Christie abbia scritto Assassinio sull’Orient Express.
Punto di approdo di viaggiatori e scrittori in transito fra Oriente e Occidente, il Pera Palace fu comprato nel 1919 da un industriale del rum, di origini greche, e poi espropriato dallo Stato nel 1923. King lo racconta in Mezzanotte a Istanbul. Dal crollo dell’impero alla nascita della Turchia moderna (Einaudi) un libro che ripercorre importanti pagine di storia del Novecento e che, al tempo stesso, permette di capire molto della Istanbul di oggi.
Professor King ci sono dei nessi fra la storia di Istanbul agli inizi del Novecento e quanto sta accadendo oggi?
Ci sono molte assonanze e similitudini fra i primi anni della Repubblica turca e oggi. L’attuale governo turco, per quanto sia guidato da un partito politico musulmano è erede di una lunga tradizione nazionalista. Quasi tutti i governi turchi, a prescindere dal loro orientamento, hanno sempre visto con preoccupazione il dissenso interno e la prospettiva che un’identità alternativa- armena, greca, curda, alevita – possa sfidare lo Stato. Gran parte del linguaggio politico turco che sentiamo oggi ha radici negli anni Venti. Si accusano le minoranze di avere appoggi esterni e di essere eterodirette. Si stigmatizzano gli intellettuali definendoli in balia di subdole minoranze. Si paventano oscuri complotti politici all’interno di istituzioni dello Stato dicendo che vanno subito sradicati. È una delle costanti nella politica turca nel corso dell’ultimo secolo.
Dalle pagine di Mezzanotte a Istanbul traspare anche una lunga storia di coesistenza fra differenti culture a Istanbul. Ma ora il multiculturalismo viene attaccato dai fondamentalisti e anche dal governo di Erdogan?
Il governo Erdogan presenta una doppia faccia. Dobbiamo ammettere che ha fatto più di qualsiasi altro governo turco dal 1923 a oggi per far rivivere le radici multiculturali della città. E oggi possiamo parlare di molte questioni, dal genocidio armeno alla storia dei greci di Istanbul. Sarebbe stato proibito nel 1990 o prima. Il divieto valeva anche per la questione curda fino a tempi relativamente recenti. Poi, dopo il boom economico, vedendo minacciata la propria sicurezza, il governo Erdogan si è chiuso. E ha cominciato ad additare i curdi come traditori minacciando gli intellettuali turchi che ne sostengono i diritti. Questo governo finisce per cadere negli stessi errori di quelli precedenti (che erano anche più laici), ricalcandone il comportamento. Di fatto Erdogan ha usato una relativa apertura riguardo alla storia e alla cultura come un modo per cementare il proprio autoritarismo.
Che cosa legge dietro l’attacco kamikaze che ha ucciso dieci persone a Sultanahmet?
Purtroppo l’attacco Sultanahmet non era il primo attentato suicida in Turchia, o a Istanbul. Quello del 12 gennaio però, ha colpito il cuore della città e il turismo. La tragica morte di visitatori tedeschi e di altre nazionalità temo getterà un terribile ombra sopra la città negli anni a venire.
Molti accademici sono stati sospesi dall’università per aver espresso le proprie opinioni sull’intervento del governo in Anatolia. Intanto il direttore di Cuhmuriyet Can Dundar e il caporedattore Erdem Gul sono ancora in prigione per aver pubblicato un’inchiesta su un traffico di camion fra Turchia e Siria. Cosa sta accadendo in Turchia riguardo alla libertà di espressione?
Le linee di tendenza generale in Turchia purtroppo vanno tutte nella direzione sbagliata. Erdogan ha sistematicamente attaccato i giornalisti, e ora sembra non avere remore a calpestare principi condivisi dalla classe intellettuale turca. Per giunta sembra ricevere un notevole sostegno politico nel compiere simili azioni. Il che la dice lunga sulla drammatica direzione che la Turchia sta prendendo. L’atmosfera nel Paese oggi è assai più cupa e pessimista rispetto al passato come ho potuto verificare nel corso di molti, molti anni.
La retata di docenti universitari è avvenuta perché hanno firmato un appello che critica il governo e le operazione anti terroristiche nel sud est dell’Anatolia, come giudica le reazioni dell’opinione pubblica internazionale? Si aspettava una presa di posizione più forte?
Io penso che gli amici della Turchia dovrebbero essere molto chiari: quello che vediamo non è il comportamento di un alleato della Nato. Ma ecco la questione difficile: ci sono i governi in Europa, a cominciare dalla Polonia e dall’Ungheria, che si comportano in modi analoghi alla Turchia riguardo alla libertà di parola e alla responsabilità di governo. Vedo dunque la situazione come parte di un problema più generale di indebolimento della democrazia in tutta Europa, non come qualcosa che è unicamente turco.
@simonamaggiorel
Chi è
Autore di molti libri sull’Europa orientale Charles King insegna International Affairs alla Georgetown University, a Washington. In Italia sono usciti la sua Storia del mar Nero ( Donzelli,2005) Odessa. Splendore e tragedia di una città da sogno (Einaudi, 2013) e Il miraggio della libertà. Storia del Caucaso (Einaudi, 2014)