Il re Felipe VI di Spagna sta per chiudere il giro di consultazioni con le tre principali forze politiche del suo Paese per dare l’incarico al governo. Mentre Mariano Rajoy, leader dei popolari, ha fatto sapere nelle ultime ore che è pronto per assumere il ruolo di primo ministro, il Psoe e Podemos, guidato da Pablo Iglesias, cercano di mettere insieme una coalizione con Izquierda Unida a il partito nazionalista basco per dar vita a un governo di sinistra. Crescono dunque le quotazioni per il leader socialista Pedro Sànchez che con il sostegno di Podemos potrebbe diventare il prossimo premier spagnolo. Secondo Iglesias i tempi sono maturi, «Serve un governo di cambiamento» ha dichiarato durante le consultazioni con Felipe VI. Ecco cosa scrive a proposito del possibile accordo proprio Iglesias sul quotidiano spagnolo El Pais:
Il risultato delle ultime elezioni in Spagna apre la possibilità storica per il nostro paese di avere un governo non dominato esclusivamente dalle vecchie macchine di partito che negli ultimi decenni hanno spartito il potere. Per la prima volta possiamo formare un governo plurale e progressista che sia sufficientemente lontano dalle pratiche che avevano dominato in passato la politica spagnola e che garantisca l’attuazione già nei primi 100 giorni di un programma di sostegno e assistenza sociale. Un governo che guidi il paese verso quei cambiamenti costituzionali che gli spagnoli chiedono e si aspettano, che fornisca soluzioni democratiche e nuove formule per contrastare la crisi territoriale e immettere nuove energie nelle istituzioni.
[…] Dopo aver raggiunto un accordo con il Psoe, abbiamo fatto una proposta chiara. I 5 milioni di elettori che hanno dato fiducia al partito socialista e i 6 che hanno creduto nelle istanze di Podemos e degli altri partiti confluiti nell’alleanza possono finalmente vedere concretizzare la speranza di mettere in piedi un governo progressista e composito. Non possiamo deludere quei 11 milioni di elettori […]. Questo governo di cambiamento sarebbe uno dei governi con maggiore base e sostegno elettorale della storia della Spagna. Soprattutto farebbe propria una delle tradizioni più diffuse in Europa: quella del governo di coalizione. Ci sono enormi pressioni da parte dei gruppi di potere per mantenere lo status quo […] ma di fronte a questo immobilismo, abbiamo la possibilità storica di dare il via invece a un avanzamento sociale e democratico che deve farsi strada per modificare gli equilibri di potere in Europa e limitare gli eccessi dell’ ordoliberalismo tedesco.
Lo abbiamo detto molte volte e continuiamo a pensarlo: non confidiamo nell’apparato del Psoe, ma ammiriamo la sua base, i suoi militanti e i suoi elettori.
[…] Questi infatti simpatizzano con noi e sanno che la nostra presenza nel Governo, dalla vicepresidenza fino ai ministeri strategici che più possono corrispondere, è la migliore garanzia affinché il loro stesso partito non tradisca il mandato che con il voto gli hanno affidato.
[…] Non c’è tempo da perdere o da regalare a tutti quelli che sono pronti a suggerire che si potrebbe dar vita a un governo delle larghe intese fra il Partito Pololare di Sanchez, il Psoe di Rajoy e Ciudadanos. Di fronte a un piano del genere, di fronte al piano restauratore degli “immobilisti”, il momento richiede di essere “audaci, audaci e ancora audaci” come disse Danton con una frase che passò alla storia. Siamo in un particolare momento storico in cui quell’intuizione storica che Isaiah Berlin ha chiamato “senso della realtà” dovrebbe spingerci a interpretare un ruolo sulla scena politica che sappia dare risposta alle aspirazioni e alle aspettative della maggioranza degli spagnoli. È per questo che siamo pronti a formare un governo. […] Ho parlato con i leader di altri partiti che sono aperti al dialogo e che non vogliono che a governare sia il partito popolare. Questa domenica ho parlato con Sanchez e mi auguro di cuore che questo governo insieme possa vedere la luce.
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