Apolidi: in Italia sono migliaia e adesso i rifugiati siriani minorenni rischiano di diventarlo. Unhcr e Consiglio italiano rifugiati promuovono una campagna per riconoscere loro il diritto ad esistere.

In Europa sono 600mila gli apolidi, nel mondo 10 milioni, la metà circa bambini. Non hanno accesso all’istruzione e al lavoro, non possono avere documenti e diritti perché hanno perduto o non hanno mai avuto la cittadinanza del loro Paese di origine.

Lo scorso novembre, la commissione Diritti umani del Senato ha presentato un disegno di legge per riconoscere lo status di apolidi anche in Italia in collaborazione con Consiglio Italiano per i rifugiati (Cir) e Unhcr. L’Italia ha ratificato la Convenzione del 1954 e ha aderito lo scorso settembre alla Convenzione sulla riduzione dell’apolidia del 1961. Se ora il progetto di legge venisse approvato dal Parlamento, a valle di un iter semplice e accessibile si avrebbe l’identificazione e quindi il riconoscimento dello status per gli aventi diritto, che attualmente sono letteralmente “invisibili” per la legge e per le istituzioni.

Nel nostro Paese soltanto a 606 persone sulle 15mila che ne avrebbero diritto è stato riconosciuto lo status di apolide e con esso la possibilità di godere dei diritti fondamentali. Vivono quasi sempre in condizioni di abbandono, senza lavoro e senza accesso ai servizi di base, come documentano le storie raccolte nel sito nonesisto.org.

Attraverso il progetto “Listening to the sun” il Cir, con il sostegno della Open Society Foundations, ha lanciato la campagna #NonEsisto, per sensibilizzare gli italiani sulle difficoltà che incontrano le persone non riconosciute come apolidi e i loro familiari. Spesso, spiegano dal Cir, a pagare le conseguenze peggiori di questa situazione sono i bambini, come quelli nati dalle famiglie sfollate in Italia dalla ex Jugslavia, che hanno ereditato una nazionalità incerta e non possono ottenere la cittadinanza italiana pur essendo alla seconda o terza generazione. Lo stesso, in Italia, avviene per tante famiglie arrivate da Palestina, Tibet, Eritrea, Etiopia, e dai paesi ex Urss.

Ora il timore dei promotori di #NonEsisto è che una condizione analoga si possa verificare per i figli dei migranti che in questi ultimi anni sono arrivati da Paesi come la Siria, dove la legge non consente alle donne di trasmettere la loro cittadinanza. I figli di donne siriane sbarcate in Italia senza un marito, quindi, non sono siriani e senza una legge non potranno essere riconosciuti neanche come apolidi.

La campagna #NonEsisto del Consiglio Italiano per i Rifugiati, foto e video di Denis Bosnic, con il sostegno della Open Society Foundations in Italia, racconta dei problemi degli apolidi in Italia.