Vendiamo armi all'Arabia Saudita, che fa la guerra in Yemen e un po' anche in Siria. È vietato dalle leggi italiane, ma non è un problema. Se almeno fossimi in America ci farebbero un thriller

Fosse successo negli USA ci avrebbero fatto sicuramente un bel film. Un thriller di quelli dove il pesce piccolo riesce a scoprire le vergognose magagne del potere e viene portato in trionfo in nome della trasparenza, magari perseguitato dalle organizzazioni paramilitari. Invece qui, niente.

Eppure c’è il cattivo (l’Arabia Saudita), il potente smascherato (il mendace governo italiano), la notizia con il botto (si parla di bombe, per l’esattezza esplose in Yemen) e una violazione di costituzione (italiana).

Ieri Francesco Vignarca (pacifista in un paese militarizzato anche nell’insulto, ormai) a nome della Rete Disarmo ha denunciato l’invio di armi dall’Italia all’Arabia Saudita: “il Governo – ha detto Vignarca – ha autorizzato 5 invii di armi dalla Sardegna all’Arabia Saudita, Paese coinvolto in un conflitto armato in Yemen e resposabile di numerose violazioni dei diritti umani. Anche una sola di queste due condizioni, spiegano le associazioni, vieterebbe l’invio di armi: la legge 185/1990 impedisce l’export o anche solo il passaggio in questi due casi. L’autorizzazione del ministero degli Esteri, non sarebbe quindi in linea con la legislazione che impone trasparenza nell’export di armamenti. Nei documenti richiesti al Governo dalle associazioni non viene fatta menzione del Paese destinatario degli armamenti, ma “i numeri di serie dimostrano che queste bombe sono quelle esplose in Yemen”. E anche Civati ha chiesto a gran voce che questa pratica (illegale) venga interrotta.

Insomma: vivete in un Paese in cui si arma il terrore e si nega l’evidenza. Nel sangue del terrore c’è la nostra bandierina. Possibile che passi così inosservato? Ma davvero siamo così narcotizzati?

Il prossimo documentario di Sky c’è l’avete sotto al naso. Vivetelo, se vi riesce. Incazzatevi. Almeno on demand.