Figlio di un esule cubano, studente di legge di Princeton, già nello staff di Bush, ha saputo presentarsi come un campione della guerra alla Washington corrotta, coalizzare la destra evangelica e usare i Big Data nel modo migliore.

«Vuoi provare uova verdi e prosciutto?». Se avete dei bambini piccoli potreste avere familiarità con questa lunga filastrocca del Dr. Seuss durante la quale Sam prova a convincere un personaggio riottoso ad assaggiare “green eggs and ham”.

Di uova verdi hanno sentito parlare i senatori americani durante la maratona oratoria con la quale Ted Cruz, il vincitore dei caucus dell’Iowa ha finto di poter abolire la riforma sanitaria di Obama nel 2013, rischiando di paralizzare l’attività federale. L’occasione era l’approvazione del bilancio, scritto dai repubblicani che hanno la maggioranza in Congresso, che conteneva ovviamente anche parti di finanziamento alla riforma dichiarata costituzionale dalla Corte Suprema. Contro il suo partito e contro Obama, il 45enne senatore appena eletto, parlò per quasi 24 ore, leggendo Green eggs and ham di notte e rivolgendosi ai figli, dissertando degli hamburger quadrati della catena di fast food White Castle, facendo un paragone tra i repubblicani moderati che non ingaggiavano la battaglia assieme a lui e il governo britannico di Lord Chamberlain che aspettò a opporsi al nazismo e rispondendo a Rand Paul, tra i pochi che lo spalleggiavano e gli rivolgevano domande per allungare i tempi, come: «Ti sei messo delle scarpe comode?».

Il riferimento alle scarpe è cruciale per parlare del personaggio: Cruz viene dal Texas, il più importante bacino elettorale di voti e fondi per le campagne repubblicane, e gli stivali da vaccaro non li toglie mai. Anche quando, come vice procuratore del Lone Star State, (l’unica stella della bandiera del Texas), difendeva ricorsi davanti alla Corte Suprema.

La maratona oratoria del senatore Ted Cruz per fermare Obamacare non poteva avere successo ma è servita a far diventare il junior senator texano il campione del Tea Party. Quella degli anti-tutto arrabbiati e religiosi texani era già la sua base locale. Con le 24 ore di discorso in Senato è diventata nazionale. I suoi colleghi di partito, intanto, schiumavano rabbia e lo detestavano: il budget era il loro, tutti sapevano che alla fine sarebbe stato votato e tutti capivano perfettamente a che gioco stava giocando Cruz. Il nuovo arrivato a Washington attaccava l’establishment, chiamava il leader repubblicano del Senato “bugiardo” e veniva definito da John McCain, che lo detesta, un wacko bird, un uccello eccentrico (uno strano oggetto).

«Dopo la notte arriva il mattino, il mattino sta arrivando qualsiasi cosa Washington dica, non può impedire alla gente di mobilitarsi». Il discorso di Cruz dopo la vittoria in Iowa

Il risultato del caucus dell’Iowa, frutto di un lavoro sapiente con i Big Data e al contempo una grande capacità di fare alleanze e ottenere appoggi di figure importanti, ci dice che la maratona ha funzionato: oggi Cruz è il campione del Tea Party e della destra evangelica organizzata. Non è detto che si tratti della maggioranza degli elettori repubblicani delle primarie, ma si tratta di una forza. Anche in termini di fondi raccolti, il senatore può sorridere: ha messo da parte più di 20 milioni, contro i 14 di Rubio e i 2,8 di Trump (che ne ha aggiunti 10 dei suoi). Quei soldi sono serviti in buona parte a puntare gli elettori online: il Guardian rivela come 3 milioni siano stati usati per pagare gli analisti della Cambridge Analytica, impresa di analisi di dati i cui analisti lavorano nel quartier generale di Cruz a Houston.

Da dove viene Cruz? Il senatore è figlio di un cubano che ha combattuto con Castro per poi scappare («Ma non è mai stato comunista»). È battista ed ha studiato legge a Princeton, ha lavorato nello staff del giovane Bush – durante quell’esperienza nel 2000 ha conosciuto la moglie Heidi, sposata nel 2001 e dalla quale ha due figli – ed è stato vice procuratore del Texas. E, come ieri in Iowa, è riuscito a coalizzare il Tea Party dietro alle sue spalle per vincere le primarie del 2011 nel suo Stato contro il candidato predestinato, il vice governatore David Dewhurst – una volta vinte quelle, in Texas si vince. Una strana vittoria, nel senso che all’epoca il futuro campione conservatore era uno che veniva da Princeton, aveva ricoperto il ruolo di vice procuratore dello Stato, aveva lavorato nello staff del presidente. Non esattamente un outsider. Ma la sua campagna e il modo in cui ha continuato a comportarsi hanno funzionato e in Iowa il sistema di alleanze accompagnato al messaggio da figura anti-establishment gli ha permesso di ottenere un gran risultato.

Nelle scorse settimane è diventato l’oggetto di attacchi da parte di Trump – che ricorda come sia nato in Canada e come, quindi, potrebbe non essere legalmente presidenziabile – e non solo. Ha promesso di bombardare a tappeto l’Isis, di cancellare la riforma Obama, di abbassare la tassa per le imprese al 15% e di rendere più difficile l’aborto. Ama farsi fotografare con un fucile in spalla. Ma fa tutto con il sorriso, è un conservatore arrabbiato nei contenuti e gioviale e spiritoso nella realtà. In fondo è un buon avvocato che ha studiato nelle migliori uiniversità, perché non dovrebbe saper parlare bene. È destinato a farcela? Improbabile, ma certo è un candidato più forte di Rick Santorum, che nel 2012 vise l’Iowa grazie alla stessa coalizione che lo sostiene oggi. Ha dalla sua una strategia digitale vincente e molti soldi. È, insomma, meno artigianale di Santorum o di altri campioncini conservatori. Quanto alle scarpe comode durante la maratona oratoria del 2012, se ne era comprate un paio apposta e, quella volta, gli stivali se li era sfilati.

La bambina che si rifiuta di baciare il campione texano

Cruz e la pancetta cotta con il mitra