Da domenica scorsa a Ginevra sono in corso dei nuovi colloqui di pace per la Siria sotto l’egida Onu. Voluti soprattutto dagli Usa e sostenuti dalla Russia, i colloqui, a cui l’opposizione aveva minacciato di non partecipare fino all’ultimo momento, vengono messi a rischio dall'offensiva militare dell’esercito di Assad. Che proprio in queste ore ha preso il controllo di alcune strade che collegano Aleppo alla Turchia, isolando completamente la città. Tra le richieste dell’opposizione c’era anche quella di consentire l’accesso a convogli di aiuti umanitari in 18 località del Paese strette d’assedio da settimane o da mesi, nelle quali la situazione dei civili è catastrofica – malnutrizione, mancanza di medicine. Alcuni convogli sono in transito e dovrebbero arrivare in queste ore, almeno a Moadamiyeh, dove testimoni diretti dicono che non i casi di malnutrizione sono molto numerosi. «Si tratta di uno sviluppo positivo, ma è meno di quel che chiediamo», ha dichiarato da Ginevra Basma Kodmani, uno dei negoziatori della delegazione dell’opposizione a Ginevra. Mercoledì scorso, i combattenti filo-governativi hanno continuato la loro offensiva a nord di Aleppo, la città più grande della Siria, nel tentativo di assediare quartieri in mano ai ribelli. Se il governo riuscirà, sarà uno dei più grandi colpi di insorti da quando hanno catturato gran parte della città durante l'estate del 2012.

Ecco com'è ridotta Homs: per questo sono urgenti i colloqui di pace

Benvenuti a Homs in SiriaBenvenuti a Homs. Una serie di video ripresi con l’utilizzo di alcuni droni mostrano cosa resta della città siriana. La prossima volta che qualcuno si chiede perché i rifugiati stanno rischiando tutto per venire in Europa, mostrate loro questo spettacolo. Pubblicato da Left su Mercoledì 3 febbraio 2016
L'Osservatorio siriano per i Diritti Umani, gruppo che ha sede in Gran Bretagna e raccoglie notizie e dati, spiega che attorno ad Aleppo sta combattendo furiosamente, e che le truppe governative sono all’offensiva per liberare la città, più grossa conquista dei ribelli nel 2012. I soldati di Assad sono sostenuti dall’aviazione di Mosca, che, dice l’Osservatorio, hanno fatto centinaia di raid da lunedì a oggi. Solo oggi sono morti almeno 18 civili, tra questi due soccorritori e tre bambini. Il sostegno russo non aiuta a raffreddare il clima a Ginevra. Farah Atassi, un altro membro della delegazione, spiega che «l’azione della Russia mette a rischio il processo negoziale». Il ministro degli Esteri Lavrov ha spiegato, dal canto suo, che «fino a quando non avremo fermato al Nusra (al Qaeda in Siria, ndr) non smetteremo con i raid». Un modo come un altro per dire che del processo negoziale, ad Assad e ai suoi partner internazionali non interessa. L’esercito è all’offensiva e vuole approfittare delle difficoltà degli altri. «Senza una fine dei raid è difficile che i negoziati partano – ha detto il delegato Onu per la Siria Staffan De Mistura – servirebbe uno stop ai raid, ma prima di ogni appuntamento negoziale le parti flettono i muscoli e cercano di segnare punti per rafforzarsi al tavolo negoziale. Il problema centrale è che gli attori in campo non hanno nessuna fiducia gli uni nei confronti degli altri». La risoluzione Onu che chiede l’avvio di negoziati chiede anche che si consenta ai civili di uscire dalle città assediate, il lasciapassare per convogli umanitari e l’interruzione dei raid aerei sulle zone controllate dai ribelli. Stasera a Ginevra è atteso Riad Hijab, ex premier siriano e capo delegazione dei ribelli. Questi decideranno nelle prossime ore se rimanere o meno a Ginevra. De Mistura ha chiesto a Russia e Stati Uniti di adoperarsi in ogni modo per far non far abortire i negoziati. Mosca non sembra intenzionata a modificare il suo modo di agire e gli Stati Uniti, chiaramente in affanno in tutto il Medio Oriente, hanno invece deciso, da qualche mese a questa parte, troppo presi dalla necessità di combattere contro Isis, di non entrare in rotta di collisione con la Russia, specie sul futuro di Assad. Una scelta che ha ridotto notevolmente le loro capacità di pressione su Mosca e di persuasione sull’opposizione.

Da domenica scorsa a Ginevra sono in corso dei nuovi colloqui di pace per la Siria sotto l’egida Onu. Voluti soprattutto dagli Usa e sostenuti dalla Russia, i colloqui, a cui l’opposizione aveva minacciato di non partecipare fino all’ultimo momento, vengono messi a rischio dall’offensiva militare dell’esercito di Assad. Che proprio in queste ore ha preso il controllo di alcune strade che collegano Aleppo alla Turchia, isolando completamente la città.

Tra le richieste dell’opposizione c’era anche quella di consentire l’accesso a convogli di aiuti umanitari in 18 località del Paese strette d’assedio da settimane o da mesi, nelle quali la situazione dei civili è catastrofica – malnutrizione, mancanza di medicine. Alcuni convogli sono in transito e dovrebbero arrivare in queste ore, almeno a Moadamiyeh, dove testimoni diretti dicono che non i casi di malnutrizione sono molto numerosi.

«Si tratta di uno sviluppo positivo, ma è meno di quel che chiediamo», ha dichiarato da Ginevra Basma Kodmani, uno dei negoziatori della delegazione dell’opposizione a Ginevra.

Mercoledì scorso, i combattenti filo-governativi hanno continuato la loro offensiva a nord di Aleppo, la città più grande della Siria, nel tentativo di assediare quartieri in mano ai ribelli. Se il governo riuscirà, sarà uno dei più grandi colpi di insorti da quando hanno catturato gran parte della città durante l’estate del 2012.

Ecco com’è ridotta Homs: per questo sono urgenti i colloqui di pace

Benvenuti a Homs in SiriaBenvenuti a Homs. Una serie di video ripresi con l’utilizzo di alcuni droni mostrano cosa resta della città siriana. La prossima volta che qualcuno si chiede perché i rifugiati stanno rischiando tutto per venire in Europa, mostrate loro questo spettacolo.

Pubblicato da Left su Mercoledì 3 febbraio 2016

L’Osservatorio siriano per i Diritti Umani, gruppo che ha sede in Gran Bretagna e raccoglie notizie e dati, spiega che attorno ad Aleppo sta combattendo furiosamente, e che le truppe governative sono all’offensiva per liberare la città, più grossa conquista dei ribelli nel 2012. I soldati di Assad sono sostenuti dall’aviazione di Mosca, che, dice l’Osservatorio, hanno fatto centinaia di raid da lunedì a oggi. Solo oggi sono morti almeno 18 civili, tra questi due soccorritori e tre bambini. Il sostegno russo non aiuta a raffreddare il clima a Ginevra.

Farah Atassi, un altro membro della delegazione, spiega che «l’azione della Russia mette a rischio il processo negoziale».

Il ministro degli Esteri Lavrov ha spiegato, dal canto suo, che «fino a quando non avremo fermato al Nusra (al Qaeda in Siria, ndr) non smetteremo con i raid». Un modo come un altro per dire che del processo negoziale, ad Assad e ai suoi partner internazionali non interessa. L’esercito è all’offensiva e vuole approfittare delle difficoltà degli altri. «Senza una fine dei raid è difficile che i negoziati partano – ha detto il delegato Onu per la Siria Staffan De Mistura – servirebbe uno stop ai raid, ma prima di ogni appuntamento negoziale le parti flettono i muscoli e cercano di segnare punti per rafforzarsi al tavolo negoziale. Il problema centrale è che gli attori in campo non hanno nessuna fiducia gli uni nei confronti degli altri».

La risoluzione Onu che chiede l’avvio di negoziati chiede anche che si consenta ai civili di uscire dalle città assediate, il lasciapassare per convogli umanitari e l’interruzione dei raid aerei sulle zone controllate dai ribelli. Stasera a Ginevra è atteso Riad Hijab, ex premier siriano e capo delegazione dei ribelli. Questi decideranno nelle prossime ore se rimanere o meno a Ginevra. De Mistura ha chiesto a Russia e Stati Uniti di adoperarsi in ogni modo per far non far abortire i negoziati.

Mosca non sembra intenzionata a modificare il suo modo di agire e gli Stati Uniti, chiaramente in affanno in tutto il Medio Oriente, hanno invece deciso, da qualche mese a questa parte, troppo presi dalla necessità di combattere contro Isis, di non entrare in rotta di collisione con la Russia, specie sul futuro di Assad. Una scelta che ha ridotto notevolmente le loro capacità di pressione su Mosca e di persuasione sull’opposizione.