Se la lontananza è come il vento, che fa dimenticare chi non s’ama, allora tra Matteo Renzi e Mauricio Macri (in questo articolo di Left potete leggere una sua piccola bio) è vero amore. Nemmeno gli 11mila chilometri che separano Roma da Buenos Aires sono bastati ad affievolirne i rapporti. Anzi, Renzi sarà il primo leader europeo a visitare l’Argentina di Macri. E non a caso: «Con Matteo Renzi siamo amici dai tempi in cui lui era sindaco a Firenze e io a Buenos Aires», dice il presidente argentino. E adesso entrambi sono a capo dei rispettivi Paesi.
«Mi ha chiamato qualche giorno fa per chiedermi se poteva venire a trovarmi e così sarà il primo leader europeo a porgermi visita. Arriva l’8 febbraio, passeremo insieme il giorno del mio compleanno» ha annunciato il neopresidente argentino. Ma i programmi sono cambiati: il buon Matteo – alle prese con i guai del suo Continente – tra migranti, Libia, banche e i conti che non tornano – ha dovuto rinviare. E a Buenos Aires atterrerà il 16 del mese. Matteo potrà riabbracciare l’amico Mauricio, alla prese con la rottamazione del kirchnerismo all’insegna del liberismo. L’incontro se lo erano promesso già il 23 novembre, nel corso della telefonata in cui «Renzi ha formulato a Macri il proprio augurio di successo, nel segno dell’amicizia tra Italia ed Argentina, fondata su fortissimi legami storici, istituzionali, economici, scientifici e socio-culturali». Ma è tra le righe del messaggio inviato dall’ambasciata che si scorge il più bel biglietto d’amore: «Oggi ha inizio una nuova era per l’Argentina. I migliori auguri di successo vanno al Governo dell’Ingenier Maurizio Macri. Il figlio di un immigrato italiano è anche la speranza dell’intera Argentina». Del resto, tra Roma e Buenos Aires corre un ponte fatto di oltre 900mila passaporti, l’Argentina è il Paese estero che ospita il maggior numero di cittadini italiani.
Dissenso record
L’incontro avverrà in una Buenos Aires stravolta dalle proteste e dalle polemiche: contro le politiche liberiste ma anche contro un massiccio numero di licenziamenti politici e fatti di violenza istituzionale. Eletto al secondo turno con il motto “povertà zero”, nei suoi primi 30 giorni con l’arrivo di Macri sono stati licenziati almeno 24.000 dipendenti pubblici, tra cui lavoratori del Congresso, che – denunciano – hanno perso il lavoro perché la pensano diversamente da lui.
Nel cielo sopra Buenos Aires torna l’incubo della persecuzione politica e della violenza istituzionale. Già due casi hanno suscitato reazioni sdegnate: il giornalista uruguaiano Victor Hugo Morales (diventato famoso in tutto il mondo per la telecronaca del 2 a 0 di Maradona ai mondiali del 1986) è stato licenziato da un’emittente privata argentina dopo 30 anni di carriera e, ha denunciato, il motivo è politico. Poi, il 16 gennaio scorso, l’attivista indigena e vice del Parlasur (il Parlamento del Mercosur), Milagro Sala, è stata arrestata prima con l’accusa di sedizione e poi, decaduta quell’accusa, per sottrazione di fondi e presunta attività illecita, relativamente alla costruzione di alcuni alloggi con la sua organizzazione, i Tupac Amaru. In un tweet Sala non esita a scrivere: «In questo momento la polizia di Gerardo Morales mi sta arrestando, come ai tempi della dittatura»
il tweet
En este momento la policía de Gerardo Morales me está deteniendo, esto es como en la dictadura. #Jujuy
— Milagro Sala (@SalaMilagro) 16 Gennaio 2016
E ancora, il mese di febbraio per Macri comincia con gli argentini in piazza a protestare nelle strade di Bajo Flores contro un attacco delle forze dell’ordine che venerdì scorso hanno sparato dei proiettili di gomma contro i membri di una banda di strada di quartiere, lasciando undici bambini feriti compresi tra i 2 e i 16 anni.
Di cosa parleranno
Rilanciare i rapporti bilaterali. Questo il motivo ufficiale per cui Renzi vola a Buenos Aires. Relazioni che sono da sempre tradizionalmente forti. Ma quali gli argomenti? Lotta all’inflazione e al deficit pubblico sono senz’altro i temi che stanno più a cuore a entrambi i leader. Entrambi sono alle prese con l’urgenza di risanare l’economia e questo, nell’asse Buenos Aires-Roma, si traduce in investimenti di imprese italiane nei settori dell’energia e dell’agroindustria e accelerazione dei rapporti tra il Mercosur e l’Unione europea.
L’avvicinamento delle due economie è già cominciato lo scorso dicembre, quando il ministro dell’Agricoltura italiano, Maurizio Martina, volò a Buenos Aires per sostenere le tesi del premier Renzi: sarebbe «molto interessante l’ingresso dell’Argentina nella Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che raggruppa attualmente 34 Paesi», disse Martina in quell’occasione. L’Ocse mette insieme i Paesi sviluppati che hanno in comune un governo democratico e un’economia di mercato. Per l’argentino Macri entrare a far parte di questa organizzazione sarebbe uun gran regalo di compleanno, seppure consegnato in ritardo.
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