Si chiama NaTakallam e significa: “Parliamo”. NaTakallam è una piattaforma online dove chiunque può iscriversi e imparare l’arabo conversando via skype con uno dei profughi siriani che sono fuggiti dalla guerra civile nel vicinissimo Libano. Il meccanismo è piuttosto semplice ci si iscrive su natakallam.com e si entra in contatto con un rifugiato che ci farà da insegnante di arabo via skype. Lo scopo della piattaforma da un lato è quello di dare agli studenti la possibilità di esercitarsi e migliorare la loro conoscenza della lingua dialogonado gli uni con gli altri, dall’altro quello di fruire anche di un’esperienza culturale unica che ha l’indubbio vantaggio di aprire la mente, permettere di capire meglio quello che sta accadendo nel mondo e soprattutto di offrire un lavoro part-time a molti ragazzi sfollati dalle loro case che hanno difficoltà a trovare lavoro in Libano. L’idea che ha dato vita a NaTakallam è venuta alla giovane newyorkese di origini libanesi Aline Sara. Aline, 30 anni e un master in International Affairs alla Columbia University, si accorge che spesso non ha nessuno con cui conversare per mantenere un buon livello di conoscenza della lingua araba, una lingua che «non si impara facilmente sui libri» e poi «ci sono decine di dialetti diversi – continua Aline -, molto lontani dalla lingua scritta “ufficiale”. Per me l’unica opportunità di fare pratica era affidarmi a un tutor privato. Ma è molto costoso e a volte non è nemmeno facile trovarne uno». E così cercando una soluzione a questo problema Aline finisce per pensare qualcosa di molto più grande e ambizioso: una piattaforma che permetta non solo di imparare l’arabo ma anche ai rifugiati siriani di Beirut di reinventarsi come insegnanti per stranieri. Nel 2015 Aline coinvolge nella realizzazione del progetto due suoi colleghi universitari e realizza natakallam.com. La piattaforma si appoggia a una ong locale, attraverso la quale seleziona degli insegnanti qualificati, tutti parlano un inglese fluente, ma soprattutto sono persone che «hanno un gran bisogno sia di avere dei soldi sia di potersi sentire di nuovo utili. In genere infatti sono ragazzi e ragazze altamente qualificati, sono dottori, avvocati, ricercatori e professori, ma, per lo status giuridico che hanno nel Paese che li ospita, non sono autorizzati ad avere un lavoro a tempo pieno» spiega Aline. Le lezioni richiamano studenti da tutto il mondo, anche diversi italiani, e sono organizzate per pacchetti di ore in modo da andare incontro alle esigenze di chi vuole imparare in modo flessibile. In genere però Natakallam è più adatto per chi è già a un buon livello (in genere ragazzi fra i 20 e i 30 anni) e infatti le conversazioni si svolgono quasi esclusivamente in arabo. Le difficoltà incontrate dalla piattaforma sono state per lo più di natura tecnica, la connessione internet a cui hanno accesso i profughi siriani in Libano non è sempre delle migliori, ma in genere gli studenti si dimostrano comprensivi e soprattutto, spiega sempre Aline, tra insegnanti e allievi «si insatura presto un forte rapporto umano. Se ci fossero più iniziative come queste ci sarebbero meno incomprensioni culturali nei confronti del tanto discusso mondo arabo». E forse ci abitueremmo a pensare con più facilità a un arabo come a un insegnante piuttosto che come a un terrorista.
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