Questo che imita quella. E poi: «Avete detto una bugia! Chiedeteci scusa!». «Ah, sì? E invece voi? Cosa credete? Abbiamo ancora i messaggi nel telefonino!». «Il meno peggio è meglio di niente». «Bugiardi!». «Dai, adesso giuriamo che la votiamo…». «Non vi crediamo più!». «E certo, avete sempre fatto finta». Il riassunto della giornata politica è un gne gne polifonico di squinternati catapultati ad essere classe dirigente che litigano come nemmeno in un asilo sovraffollato: la discussione verte intorno ad un sms conservato sul telefonino e sembra in un attimo di essere tornati alla pornografia dei governi passati dove la cronaca politica si infiammava al massimo per la nazionalità di qualche giovane ballerina di lap dance.
Credo che da oggi, ogni volta che i miei figli si ritroveranno a litigare senza sputare e alzare le mani, li proporrò subito per un cavalierato della Presidenza della Repubblica o qualche posto da sottosegretario di governo. Il fatto è che questi, questa maggioranza a mattoncini lego che si sparpaglia in base alla legge che deve votare, sono gli stessi che mettono le mani alla Costituzione, sono quelli che chiedono alla comunità internazionale di sapere la verità su Giulio Regeni, sono gli stessi che lì dentro bene o male decidono i diritti. Mica dei gay soltanto: dei lavoratori, degli esodati, degli insegnanti, degli alunni, delle cure, delle famiglie, dei diritti sul lavoro, delle regole d’ingaggio per la prossima guerra, delle modalità di voto per le prossime democrazie. Quel nugolo di cocciuti, viziati e volubili parlamentari sono quelli che scrivono la drammaturgia del nostro futuro prossimo, per dire.
Ecco: la pena vera, al di là dell’ennesima legge strombazzata per propaganda e poi ridotta ad una misera poltiglia di mediocrità, è l’atteggiamento di un corpo politico che rappresenta perfettamente la parte peggiore di questo Paese: subdolo, con la costante sindrome da reality show, dissociato tra valori e comportamenti, lezioso sulle cose minime e smargiasso con i valori fondamentali, impunito nel ritenersi unica parte in scena e tutti gli altri la massimo spettatori. Non è lontana la Roma dei leoni e il colosseo: all’odore del sangue si è sostituita la bava delle baruffe ma lo scopo rimane sempre la distrazione. Un Parlamento parappapero che si ritrova in settimana per inscenare il proprio circo. E un Paese tutto intorno.