Con l'uscita dell'ultimo libro di Umberto Eco parte ufficialmente la casa editrice fondata dalla scrittrice, editor e regista. Che dopo il pronunciamento dell'Antirtust potrebbe tentare l'acquisto di Bompiani

La fondazione della Nave di Teseo, di cui lui è stato il motore primo, coinvolgendo con entusiasmo inimitabile anzitutto gli altri autori, e poi trascinando noi editori, racconta molto del modo in cui Umberto Eco affrontava i nuovi progetti», racconta Elisabetta Sgarbi, ripensando ai venticinque anni di collaborazione con lo scrittore da poco scomparso, in Bompiani e per la nuova casa editrice che hanno creato insieme. «Sceglieva sempre con attenzione i compagni di viaggio, era esigente con se stesso e con gli altri. Cosa mi mancherà di lui? Provo a pensarci e non ci riesco. Mi mancherà lui. Personalità così grandi lasciano una eredità tutta da elaborare».
Nelle settimane scorse Umberto Eco aveva rivisto le bozze del suo nuovo libro Pape Satàn Aleppe. Il volume è uscito il 26 febbraio come primo titolo de La Nave di Teseo diretta dalla Sgarbi, che nel novembre scorso ha lasciato Bompiani, dopo l’acquisizione del gruppo Rcs da parte di Mondadori. «Eco aveva dato il “visto si stampi” alle bozze e aveva approvato la copertina del libro», ricorda Sgarbi. «In questa raccolta di saggi scritti tra il 2000 mila a oggi e selezionata e ordinata dall’autore, sorprende la lucidità dello sguardo sui nostri comportamenti, la capacità di prevedere e immaginare i cambiamenti molto tempo prima che si verifichino. Umberto Eco – dice Elisabetta Sgarbi – è un grande moralista, nel senso alto di questa parola. È capace di vedere in un dettaglio il mondo intero. Sono 460 pagine in cui riversa il suo genio, la sua capacità di osservazione, il suo umorismo, la sua leggerezza, la sua sana ferocia».
Dopo la nascita del colosso “Mondazzoli” Eco aveva lanciato un appello denunciando la mancanza di pluralismo nell’editoria italiana. Ora l’Antitrust potrebbe chiedere a Mondadori di cedere Bompiani e Marsilio. La Nave di Teseo acquisterà Bompiani?
Fino a quando l’istruttoria dell’Antitrust non sarà ufficialmente conclusa, è prematuro fare previsioni. Al momento il nostro scenario è quello di una nave che salpa, con dei libri importantissimi, e che dobbiamo tenere salda in un mare difficile. Fuor di metafora: siamo concentrati sulle prossime uscite. Non è facile creare una nuova casa editrice in tre mesi, con un programma di cinquanta titoli. Si riversano sulle spalle degli editori milioni di cose da affrontare, tutte con la medesima importanza. La nave di Teseo nasce per sottolineare una idea di editoria. Questa idea di editoria, plurale, competitiva, sana, è l’eredità più grande che ci lascia Umberto Eco.
Nel catalogo de La Nave di Teseo ci saranno autori come Hanif Kureishi e Tahar Ben Jelloun. Che cosa apprezza di più del lavoro di questi due autori capaci di fondere in modo originale molteplici radici culturali?
Kureishi e Ben Jelloun sono due grandi romanzieri, i cui libri hanno raccolto premi letterari e traduzioni in tutto il mondo. Il fatto di aver vissuto in prima persona il tema dell’integrazione, li rende estremamente onesti nel raccontarla, senza retorica e senza ideologie, e questa sensibilità traspare nelle loro storie.


 

Questo articolo continua sul n. 9 di Left in edicola dal 27 febbraio

 

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