Londra è in piena campagna elettorale. Jeremy Corbyn ingrana la marcia per sorpassare tutti a sinistra. E chiede al suo Labour – che in Europa siede tra i banchi dei socialisti europei – di stringere alleanze con i partiti più a sinistra, quelli del gruppo Gue/Ngl. È un’alleanza internazionale con la sinistra anti-austerity, quella invocata da Corbyn. Dentro il Parlamento europeo, con Podemos e Syriza, con Die Linke e Sinn Féin. L’annuncio del leader laburista è arrivato dalle colonne del quotidiano britannico The Independent. Dopo il referendum della Gran Bretagna sul Brexit (del 23 giugno) occorrerà lavorare a una «riforma radicale progressista» in tutta l’Unione, così la chiama Corbyn. «Abbiamo bisogno di essere al centro di un’alleanza per il cambiamento con i partiti e movimenti di sinistra e con i progressisti in tutta Europa». Parla di una «sinistra più ampia» Corbyn, quando pensa al suo Labour, mentre i conservatori si stanno isolando.
È un Corbyn in tenuta anti-austerità, quello che si arma per battagliare anche contro il Ttip, l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti. Accordo che è sostenuto dal premier David Cameron – che chiede «liberalizzazione del commercio, estensione del mercato unico e deregolamentazione» – ma che negli scorsi giorni ha ricevuto la critica ineludibile del Nobel per l’economia Joseph Stiglitz.
Mentre Cameron negozia con Bruxelles e definisce il suo governo «allergico alle “forti pressioni” portate dagli immigrati su “le nostre scuole, i nostri ospedali e i nostri servizi pubblici» – lo ha scritto Cameron in una lettera aperta al presidente della Commissione Donald Tusk, pubblicata dal Guardian nel 2015 -. Corbyn definisce i negoziati sul Brexit «un baraccone da fiera» e non ha dubbi nel sostenere l’opzione “IN” per la permanenza nell’Unione. Ma in un’Europa che deve cambiare, che deve essere riformata e che diventi più democratica, che «funzioni per le persone che lavorano». Un’Europa che ponga fine alla privatizzazione forzata dei servizi pubblici.
Intanto, in vista del Brexit, spunta un sondaggio che chiede a 4mila britannici di esprimersi sul capitalismo. Risultato? Il 33 per cento è favorevole, il 39 per cento contrario.
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