Il direttore di Left commenta la notizia del giorno

Restano le basi, le truppe ritornano in Russia: obiettivo raggiunto! L’obiettivo di Putin era rimettere in sella il presidente legittimo della Siria, che è però anche il macellaio Assad, dando un colpo duro a certe milizie islamiche, feroci e fanatiche quanto Daesh, ma in teoria alleate dell’Occidente. Era svelare il doppio gioco dell’Arabia Saudita, che è la fonte ideologica a cui si abbevera il fanatismo islamico e spesso ne è anche il finanziatore. Era mettere alle corde la Turchia, Paese decisivo per la Nato, ma che sembra più interessato a colpire i curdi che a mettere Al Bagdadi in condizione di non nuocere. Obiettivo raggiunto? Direi di sì. E la mossa – l’annuncio del ritiro delle truppe mentre riparte il negoziato di pace per la Siria – è di quelle oculate, pensate, immagino, da Lavrov che è uno dei più abili ministri degli esteri in servizio. Servirà alla Russia per distogliere l’attenzione internazionale dall’Ucraina, dove Mosca ha invaso la Crimea e controlla il Donbass.
Nel prossimo numero, quello in edicola sabato 19, Left pubblicherà una bella intervista di Michela Iaccarino a Kasparov, campione di scacchi e dissidente che dice di Putin, della sua dittatura, dei suoi metodi da uomo del KGB, del suo delirio di onnipotenza e della sua pericolosità, cose durissime. Putin è un dittatore, sia pure accettato dalla maggioranza dei russi. Putin viola i diritti civili e conculca la libertà di stampa. É probabile che i suoi uomini si siano sporcate le mani con il sangue di parecchi oppositori. É giusto indignarsi, protestare, denunciare. Ma tutto si può fare tranne che prendere sotto gamba la politica estera della sua Russia, che ha mostrato di saper sfruttare le contraddizioni dell’Occidente e del suo imperialismo per proporre la Russia come la soluzione a crisi regionali gravissime. L’idea che il problema si possa risolvere con le sanzioni, o armando l’Ucraina e gli stati della cintura ex sovietica con armi della Nato è di cortissimo respiro. Obama lo sa e in una sua recente intervista a The Atlantic ha detto: «dobbiamo capire quali siano per noi i terreni davvero strategici, quelli che al limite possono giustificare l’uso delle armi. E oggi le sfide sono altre, non l’orso russo che sta per festeggiare, proprio mettendo in scena un orso che esce dal letargo, il ritorno della primavera.