Spari a Bruxelles e due terroristi in fuga, a Parigi 4 arresti per sventare un attacco imminente. Tornano? Non se ne erano mai andati. Sono giovani europei che si sono convertiti – termine appropriato, perché se anche i genitori fossero stati musulmani, la fede che loro abbracciano è tutt’altra cosa -, che sognano l’obbedienza assoluta alla parola di Dio, trasmessa e deformata da una tradizione medievale, che detestano i diritti e riducono i rapporti umani alla vecchia dialettica schiavo-padrone: il combattente si prende la donna, l’emiro la vita dei suoi uomini, il credente l’anima dell’infedele.
Le forze di polizia ora vigilano, e ci mancherebbe. Ma non ci libereremo dell’incubo, della possibilità che questi infelici irrompano in un altro Bataclan, sparino contro la terrazza di un altro bar, se non schiacciamo la testa del serpente. E la testa del serpente è oggi tra Siria e Iraq, nelle terre del Daesh, dove i morituri fanno il viaggio iniziatico prima di rompere con la famiglia e con gli amici di un tempo e trasformarsi in kamikaze.
Il punto è come schiacciare il serpente. Con le bombe dal cielo? Con gli scarponi dei soldati nel deserto? La guerra in Medio Oriente la fanno già curdi, iracheni e iraniani, siriani e sciiti libanesi. Ma noi, Occidente, dobbiamo rompere le nostre ambiguità, stare dalla parte giusta, se questa è una guerra giusta come fu quella contro Hitler. La legione d’onore conferita da Hollande a un principe saudita proprio non ci sta, il silenzio della Merkel sulla condotta dell’alleato turco, che combatte i curdi anziché Daesh, non è una bella cosa.
Da 250 anni, dal tempo cioè in cui in Francia scriveva Voltaire, i paesi del golfo sono taglieggiati da una setta fanatica fondata da al-Wahhab, che era il primo è più stretto alleato di al-Saud, fondatore della dinastia che regna sulla Mecca e su Medina. L’imperialismo, prima inglese poi americano, ha fatto affari con i loro discendenti, gli ha reso onore. Ora la mercede che riceve in cambio è Bin Laden e il crollo delle torri gemelle, è al-Baghdadi e il Bataclan.
Bruxelles e le ambiguità dell’Occidente che ci hanno portato Bin Laden e al-Baghdadi
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