«Non si illuda il Pd che permetteremo a Renzi e a Madia di fare ciò che non abbiamo permesso a Berlusconi e Ronchi». Marco Bersani, del comitato del referendum per l’acqua pubblica lo dice categorico dalla sala stampa di Montecitorio, dove con Sel, 5 stelle e gli altri del comitato ha risposto al doppio attacco sferrato in queste settimane all’esito referendario, al referendum del 2011. Doppio tradimento, come lo chiama anche Stefano Rodotà, intervenuto su Repubblica.
Nel mirino c’è il decreto sugli enti locali di Madia, che nei fatti indica ai comuni come la ripubblicizzazione dell’acqua debba essere solo una delle vie possibili – e ovviamente non la preferibile. Poi c’è il destino della legge che puntava invece a dare attuazione a quanto stabilito dal referendum. La legge – che, presentata dalle opposizioni, ricalcava quella di iniziativa popolare – è stata modificata dalla commissione ambiente della Camera, con un emendamento del Pd che allo stesso modo indica la ripubblicizzazione delle aziende di gestione solo come una delle strade, prioritaria – in questo caso – ma sempre una delle. Dicono dal Pd che è inevitabile visto gli altissimi costi di un’operazione generalizzata di riacquisto delle quote delle società partecipate. Per il movimento è una questione di scelta politica, invece.
Da tenere d’occhio, comunque, è più il decreto Madia che dovrebbe arrivare a giugno. E’ probabile infatti che la legge, ora che i deputati dell’opposizione hanno ritirato le firme, non arrivi proprio in aula anche se al momento è attesa per il 29 marzo: “Io sono convinto che il Pd farà in modo di non votare la legge”, continua Bersani, che concorda qui con la lettura del capogruppo di Sel Arturo Scotto, “perché non hanno il coraggio di mettersi contro il movimento”. “Noi invece li sfidiamo”, continua, “la votassero. Ma se pensano che siccome son passati cinque anni chi votò per i referendum ora se ne resterà silente, non è così. Si sbagliano. Quei voti hanno cambiato un pezzo della cultura politica del paese, affermando il principio dei beni comuni”. Il comitato pensa così a una petizione e poi, soprattutto a un mobilitazione prima dell’estate: “Se in Parlamento il Pd con noi non vuole discutere”, continua Bersani, “troveremo il modo di discutere con il Pd fuori dal Parlamento”. Insomma: al decreto Madia si prepara un’opposizione nei territori.