«La rapidità, e la concisione dello stile, piace perché presenta una folla di idee simultanee… che fanno ondeggiare l’anima in una tale abbondanza di pensieri o d’immmagini ch’ella o non è capace di abbracciarle tutte» scriveva Giacomo Leopardi. «La forza dello stile poetico, che in gran parte è tutt’uno con la rapidità, non è piacevole per altro che per questi effetti, e non consiste in altro», annotava il poeta di Recanati. Il linguista e sociologo della comunicazione Massimo Arcangeli ha scelto questo suggestivo esergo per il suo nuovo libro Breve storia di twitter (Castelvecchi) in cui ripercorre i primi dieci di anni di vita del social network che ha fatto della velocità e della sintesi di pensiero in 140 caratteri la propria identità.
L’invenzione del social network contrassegnato dall’uccellino azzurro si deve a Jack Dorsey, un informatico del Missouri che esordì cinguettando per la prima volta il 21 marzo del 2006, ottenendo 66mila ritwitt. Oggi il co -fondatore di twitter @jack ha un seguito di 3 milioni di follower. «Twitter ha portato nel mondo dei social media la velocità senz’altro – commenta Arcangeli -. L’effetto più visibile e immediato dalla necessità di condensare il pensiero in poco più di cento caratteri. E poi con il blogger Hassan Bogdan Pautàs ha portato anche la leggerezza». Ma c’è anche chi accusa twitter di aver portato con la velocità di risposta immediata anche l’insulto e e la rissosità. «In effetti fra le novità portate da twitter, in alcuni casi, ve ne sono anche di negative. Su tutte l’appiattimento del dibattito su parole-etichette ripetute spesso ossessivamente e meccanicamente» commenta il docente dell’Università di Cagliari. «Tra gli aspetti negativi considererei anche l’asimmetria delle relazioni fra i “twittarini”: puoi avere un milione di follower e decidere di non seguire nessuno. Un sistema piramidale, che confligge con lo spirito “democratico” e partecipativo (almeno nelle apparenze) del social networking».
L’inglese è una lingua a cui si addice la brevità, ma con una lingua ipotattica come l’italiano che cosa è successo? È stato introdotto qualche cambiamento nell’uso della lingua di Dante, Petrarca e Boccaccio? «L’innovazione principale portata sul piano della lingua è proprio la brevità, la formularità, la tendenza a uno stile telegrafico. Per quest’aspetto- spiega Massimo Arcangeli -. Twitter è solidale con certi scambi comunicativi che ancora avvengono via sms, pur non attingendo in genere ai ben noti fenomeni di cancellazione di materiale linguistico che si manifestano nell’“essemmessese” selvaggio». Per esempio? «CVD NN HAI CPT QST TXT “Come volevasi dimostrare non hai capito questo testo».
E chissà che non sia anche questa istantaneità a volte un po’ criptica, il motivo per cui twitter è il mezzo più amato dai politici italiani che vogliono mandare messaggi cifrati al mondo delle veline politiche, delle correnti, e al sottobosco di Palazzo (quel «Bersani stai sereno» twittato da Renzi intento alla scalata da premier fu emblematico). Oppure, all’opposto, twitter è amatissimo da quegli stessi politici che in altre occasioni vogliono parlare direttamente alla pancia del Paese, spingendo sull’acceleratore del populismo ad effetto, bypassando uffici stampa e agenzie. A parte il caso paradigmatico di Renzi quali altri politici italiani sanno approfittare del mezzo? Chiediamo ancora ad Arcangeli che a questo aspetto ha dedicato una parte della sua ricerca. «I politici italiani, Renzi a parte, sono ancora ben lontani da una matura, smaliziata, sapiente utilizzazione di Twitter. I profili di molti di loro – nota il sociologo – in assenza di interventi provvidenziali di “acchiappalike” di professione, sarebbero surclassati dai profili di chi li prende intelligentemente in giro. Davide Astofi, in arte @GianniCuperloPD), è fra gli impostori più bravi».E fra gli scrittori? «Peggio che andar di notte, anche se con qualche eccezione». Qualche nome? «Penso in particolare alla deliziosa riscrittura delle fiabe calviniane da parte di Marco Belpoliti (@romboquadrato), selezionata nel 2012 dal Twitter Fiction Festival di Andrew Fitzgerald». Non potrebbe d’altronde essere diversamente, chiosa Massimo Arcangeli che nella vita fa anche il critico letterario: «La scrittura narrativa italiana, twitter o non twitter, versa oggi in pessime condizioni, le stesse pessime condizioni di un mercato editoriale che impone le sue leggi a chi quella scrittura è chiamato a giudicarla».
Quanto al mezzo in sé, che futuro immagina Massimo Arcangeli per twitter, che di recente ha subito una grossa crisi di followers? «Se non si rigenera, e non lo farà al più presto, ne reciteremo a breve il de profundis». @simonamaggiorel
Dieci anni di twitter. Fra politici smaliziati e fake che li mettono alla berlina
Il linguista e sociologo della comunicazione Massimo Arcangeli ci racconta il suo nuovo libro Breve storia di twitter