«La gente oggi qui a Molenbeek ha una paura fottuta. Tutti, musulmani e non. All’aeroporto, nella metro, lavorano in tanti del comune e ancora non sappiamo se ci sono vittime o feriti». Annalisa Gadaleta ci parla al telefono a poche ore dagli attentati che hanno colpito Bruxelles. Parla in fretta in un italiano perfetto, e del resto lei è una immigrata pugliese che dal 1994 vive in Belgio. Eletta per i Verdi, è assessore alla Cultura e all’Istruzione di Molenbeek, il comune di 97mila abitanti diventato famoso dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre. È proprio questo, infatti, il quartiere dove vivevano gli attentatori del Bataclan ed è sempre questo il luogo dove è stato arrestato pochi giorni fa Salah Abdeslam, il terrorista sopravvissuto. A lei, che per il suo incarico è in stretto contatto con le famiglie musulmane, chiediamo come viene vissuto questo momento dalla comunità islamica. «Tutti sono toccati: nell’essere belga, nell’essere abitante di Bruxelles e anche nell’essere musulmano. Era già successo dopo gli attentati di Parigi, ma temo che adesso sarà di nuovo la comunità musulmana a pagare il prezzo per un gesto terrorista con cui non ha niente a che fare. Il 99 per cento dei musulmani qua ne soffre, non ne può più. Si vive un dramma umano, il clima è pesante. Una mia amica musulmana è stata malissimo durante una perquisizione con un agente che puntava la pistola contro il suo bambino», ricorda Annalisa ancora turbata. Ma da parte dei musulmani c’è una reazione, una condanna? «Tutti condannano il terrorismo così come condannavano anche Salah. Questi terroristi vanno presi, messi in galera. Lo Stato si deve difendere. E io io sono la prima a dire che i network che hanno protetto Salah, che gli hanno fornito armi e documenti falsi vanno smantellati». Ma l’assessore tiene a sottolineare: «Sia ben chiaro che non è il comune o la comunità islamica ad averlo protetto, no, sono dei gruppi precisi che l’hanno fatto. E noi adesso dobbiamo coinvolgere tutti, e abbiamo bisogno dell’appoggio della comunità musulmana perché la logica non deve essere solo quella della lotta al terrorismo ma anche quella di prevenzione». […]
Questo articolo continua sul n. 13 di Left in edicola dal 26 marzo