Mi chiedo dove sia finita la multinazionale dei fragili, se non sia il caso di ingaggiare un lobbysta, di trovare qualcuno che si metta tutto bello severo fuori dalle porte delle commissioni parlamentari

Ci si mette poco a capire che il segreto di quelli capaci di stare senza etica sta soprattutto nella capacità di accorparsi. Stanno insieme dilaniati da burroni caratteriali, opposte visioni, discordanti ideali e pure poi si stringono a braccetto come le coppie che non si sono tradite mai. Ho passato degli anni a chiedermi cosa fosse quella colla che alla fine tiene i gretti più o meno negli stessi greggi poiché  frequentano gli stessi pascoli e si conciano tutti simili da signori per gli identici salotti.

Ci dicono, ora, che non dobbiamo temere gli accorpamenti troppo potenti perché creano il lavoro, fanno bella l’economia. Ci dicono insomma che l’1% va tenuto a bada perché ha in mano la fetta più grande della ricchezza del mondo e se si arrabbia finisce che decide di tagliare anche l’ultima razione di riso. Ci dicono insomma che essere tanti ma slegati, incapace di incollarsi, senza questo allenamento a fare muro e accorparsi alla fine rende vano il lamento dei propri bisogni. Così loro, gli accorpati incollati dalla passione dei soldi per i soldi, alla fine riescono pure ad accusarti, di non essere come loro.

Io personalmente non ho nulla contro le multinazionali: adoro il grammelot di centinaia di accenti che ci sono nelle sale operatorie di Emergency, mi sento infinitamente piccolo di fronte a chi riesce restare umano in tutti i continenti del mondo, impazzisco per la nazionale jamaicana di bob, ascolto quelli che ci descrivono come siano tutti a forma di abbracci gli abbracci del mondo, mi indigno di indignazione multinazionale a leggere la marca multinazionale delle pallottole nei cadaveri degli Stati mondo, amo gli amori che sono giusti e sbagliati a nemmeno un’ora di fuso orario di distanza, impazzisco per come Mujica mi ha raccontato il tempo quando mi ha detto che è il vero unico soldo anche se dimenticato e l’ha detto in una lingua che non conoscevo ma sono stato subito d’accordo, ascolto esterrefatto tutti quelli che suonano e senza saperlo hanno imparato l’unica lingua che suona uguale in tutti gli angoli del mondo, mi emozionano i bisogni transnazionali come la paura o la fame e sogno di imparare a non avere peli nel cervello come ci riescono i bambini da qualsiasi parte siano arrivati prima di incontrarsi.

Io non ho niente insomma contro i fili che legano spazi così larghi scavalcando le nazioni. Per niente. Ma mi chiedo dove sia finita ad esempio la multinazionale dei fragili, se non sia il caso di ingaggiare un lobbysta, di trovare qualcuno che si metta tutto bello severo fuori dalle porte delle commissioni parlamentari a ricordare che esistono, se non si debba eleggere un portavoce per dire che davvero non è mica una guerra contro nessuno, che in fondo nemmeno ci si infastidisce più di tanto per i gorghi di persone incollate con gli assegni ma almeno per ricordare che insomma, quelli che hanno in mano il macinino per dosare l’uguaglianza ecco uno si aspetterebbe che guardassero un po’ anche di qui. Mi dico che sarebbe bello domani svegliarsi con tutti i telegiornali che ci dicono che la multinazionale dei fragili è riuscita ad inserire a notte tarda un emendamento per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.

Pensa che scoop, un’intercettazione così.

Buon martedì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.