A Ginevra riprendono i colloqui di pace siriani, per ora saranno presenti solo i rappresentanti dei ribelli, quelli governativi si faranno vivi venerdì. «La tregua regge ed è ora di cominciare a mettere in agenda una transizione politica, spero che questi colloqui siano concreti» ha detto l’inviato Onu Staffan De Mistura in visita in Iran per colloqui preparatori. I colloqui dovrebbero partire dalla risoluzione Onu che invita alla formazione di un governo di transizione, alla scrittura di una costituzione e a nuove elezioni. Un compito gigantesco per colloqui molto fragili: se guardiamo alla pessima situazione irachena, dove pure ci sono state elezioni e dove il Paese non è stato dilaniato dalla guerra civile come è la Siria, è difficile immaginare come si possa pensare a un salto di qualità tale da avviare un vero processo politico. Il destino di Assad resta il primo, enorme, ostacolo da superare.
La grande preoccupazione di tutti coloro che vorrebbero che il secondo round di colloqui aprisse davvero una nuova fase in una guerra che ha fatto almeno 270mila morti e ha distrutto e spopolato un Paese, è come e quanto il cessate il fuoco regga. Negli ultimi giorni aerei e truppe governative hanno infatti ripreso l’offensiva su Aleppo e altre aree controllate dal Fronte al Nusra, la branca qaedista dell’opposizione siriana. L’offensiva delle truppe di Assad, che in teoria non vìola i termini del cessate il fuoco perché le aree controllate da gruppi religiosi estremisti – Isis, al Nusra e altri – non sono incluse nell’accordo. Naturalmente, nel caos siriano, le cose sono più complicate di così: in diverse aree del Paese, infatti, al Nusra combatte fianco a fianco con altri gruppi ribelli o controlla quartieri di città confinanti con altri in mano ad altri gruppi. Attaccare con l’artiglieria o bombardare dal cielo, come ad Aleppo, significa rischiare di coinvolgere milizie che partecipano alla cessazione temporanea delle ostilità.
L’ambasciatore americano all’Onu, Samantha Powers, ha chiesto alla Russia di premere su Assad affinché diminuisca l’intensità degli attacchi. «Siamo preoccupati per la chiara volontà di Damasco di attaccare e riprendere Aleppo, dove sono presenti anche diversi gruppi dell’opposizione che partecipano al cessate il fuoco» ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Toner.
Governativi sostenuti da miliziani iraniani e libanesi e aerei russi e al Nusra hanno combattuto anche ad El-Is, mentre l’Isis ha preso possesso dei campi profughi palestinesi nei dintorni della capitale. Critiche a Damasco arrivano anche per aver impedito il passaggio di convogli umanitari a Daarya, sobborgo della città dove la situazione sembra essere drammatica.
Nelle zone controllate dalle forze di Assad si tengono intanto elezioni parlamentari come se niente fosse. Le elezioni non vengono riconosciute dalle Nazioni Unite.
Dall’Iraq – o meglio – dalla parte di Paese controllata dall’Isis giunge la notizia – da fonte statunitense – di una continua perdita di territorio da parte di Daesh. Anche le reclute diminuiscono, sostengono i militari americani. Che riconoscono però non esserci un legame diretto tra la perdita di territorio e la capacità di Isis di colpire in Europa o negli Stati Uniti.