Casaleggio è l’uomo della democrazia diretta, senza delega. Ma anche quello che a fine anno distribuisce dividendi grazie a un uso commerciale della Rete

Nel cuore di Ferrara, al centro della piazza che porta il suo nome, svetta alta la statua di Girolamo Savonarola. Il frate domenicano rimane lì, di marmo e con le braccia aperte, ad ammonire i passanti con il suo sguardo torvo e severo. Oggi, cinque secoli dopo, quando la vicenda umana e politica di Gianroberto Casaleggio esce dalla cronaca per entrare (forse) nella Storia, c’è da chiedersi se una memoria simile, duratura e popolare, spetterà anche al fondatore del Movimento 5 stelle morto la notte del 12 aprile a Milano. Se davvero si vuole comprendere cosa ha rappresentato questo manager datosi alla politica, infatti, se si vuole cercare almeno un filo per raccontare il profilo di quest’uomo dalla voce sottile e dai modi sfuggenti, è anche alla categoria dei “profeti” che bisogna accostarsi.

A prima vista Gianroberto Casaleggio sembrerebbe il primo e più precoce esempio italiano di esponente di spicco della società connessa. A prima vista potrebbe assomigliare a una sorta di Mark Zuckerberg della politica italiana. Di una generazione precedente, nato nel canavese nel’54, già perito informatico, il futuro “guru” pentastellato fa esperienza in Olivetti fino a quando la passione per i computer lo porta, tra i primi, ad appassionarsi della nascente tecnologia Internet. A cavallo del secolo è amministratore delegato di Webegg, azienda in joint venture con Telecom, fino alla fondazione della sua Casaleggio Associati, che si farà conoscere prima per l’innovativa gestione dell’immagine di Antonio Di Pietro e poi per essere diventata la rampa di lancio dalla quale Beppe Grillo salirà in orbita.
Casaleggio condivide con Zuckerberg il talento dell’innovatore, di chi prima degli altri riesce a creare dei prodotti che rispondono a nuovi bisogni. Il fondatore di Facebook ripete di continuo che la sua piattaforma vuole rendere «il mondo più piccolo» ma al contempo monitora ogni attività dei suoi utenti per rendere più efficace la pubblicità. Casaleggio si è fatto portatore di una idea simile della Rete: nelle sue parole Internet è lo strumento politico che porterà all’anelata “democrazia diretta”: grazie al web la politica non sarà più delega, ma partecipazione; non più apparati, ma “comunità” piuttosto, “cittadini in Rete”. Ma la Casaleggio e Associati è anche l’azienda privata che distribuisce dividendi a fine anno grazie a un uso massicciamente commerciale della stessa Rete: l’obiettivo dei post di beppegrillo.it, delle sue iniziative, delle sue campagne, è sempre stato quello di diventare virale, raccogliere click, non certo di addentrarsi nelle sottigliezze del ragionamento e dei distinguo.
Eppure questo non basta. Come detto non capiremmo a pieno il co-fondatore del Movimento 5 stelle appena scomparso se sottovalutassimo il suo anelito profetico che si muove tra due poli distanti ma coerenti, tra Jean Jacque Rousseau e la mitica Gaia.


 

Questo articolo continua sul n. 16 di Left in edicola dal 16 aprile

 

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