L'ex presidente rilascia un'intervista a Repubblica per dirci che lui il giorno del referendum sarà in gita e rivendica il diritto di non votare. Un ex Presidente della Repubblica: un po' come se un vegano aprisse una catena di macellerie

Povero Giorgio Napolitano: dopo nove anni da Presidente della Repubblica la pensione deve essere una dannazione. Lui che aveva sudato al massimo per il processo sulla “trattativa” oggi si deve sentire molto solo a non avere nessuna voce in capitolo. E allora cosa fa? Rilascia un’intervista a Repubblica (sempre più lettiera di Matteo Renzi) per dirci che lui il giorno del referendum sarà in gita ma che comunque rivendica il diritto di non votare. Un ex Presidente della Repubblica: un po’ come se un vegano aprisse una catena di macellerie.

Ma il lampo d’ingegno raggiunge vette altissime: Napolitano (il Presidente della Repubblica più distratto del west) è lo stesso che nel 2011 disse che «il voto è un dovere dell’elettore» ma oggi dichiara il contrario con la leggerezza di un’adolescente che si è stancata del suo vecchio fidanzato. Che grande presidente Napolitano: è super partes per qualsiasi argomento in cui rischia di scottarsi ma è pronto a bollire il luogo comune dei potenti. Li chiamavano mediatori, una volta, poi oggi qualcuno si permette di dire che forse in fondo in fondo sono un po’ vigliacchi.

E cosa fa turboRenzi? Esulta. Ma esulta a suo solito con l’eleganza di un paninaro che è riuscito a prendere il codino sul calcinculo. Dice che è una “bufala” il referendum. Proprio così: nemmeno Attila il Flagello di dio riuscirebbe a sparare una cazzata tanto grossa ma i quotidiani allineati lo riprendono come se fosse un oracolo. «Napolitano magistrale» dice il rottamatore che vorrebbe rendere trendy il presidente più lungo della storia d’Italia come se fosse il nuovo Justin Bieber.

E così questa mattina la stampa italiana, buona per farci il cono di carta del fritto, riprende questo conato come se fosse l’illuminata posizione di un’accolita di statisti. E invece sono sempre loro: stanchi, rarefatti, travestiti male di un nuovo che puzza già da lontano e che ci offrono il sacchetto dell’umido convincendoci che sia un buffet.

«Andremo a votare per lui» dice Pippo Civati in un comunicato che non riprenderà nessuno. E forse ha ragione lui. Perché in fondo è l’opera buffa più tragica che ci potesse capitare. Se continua così Renzi, alla fine, riesce a farci raggiungere il quorum.

Buon venerdì.