Quattromila anni di storia della Sicilia in mostra al British Museum. Dal 21 Aprile al 14 agosto il museo londinese presenta Sicily: Culture and Conquest, in cui sono ripercorse tutte le fasi della storia antica di quest’isola orgogliosa e ribelle che è passata attraverso una molteplicità di influenze culturali- Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi e Normanni si sono alternati nell’isola– sviluppandone una propria identità culturale,« diversa da qualsiasi altra», come scrivono i curatori. Basta pensare alla corte di Federico II e alla scuola siciliana, vivace fucina poetica dove nacque la lingua italiana, prima di Dante.
La mostra racconta questa storia millenaria della Sicilia attraverso duecento opere d’arte e oggetti, alcuni dei quali fanno parte della collezione del British, mentre altri sono prestiti del Metropolitan di New York, del Bodleain di Oxford e di istituzioni museali siciliane. Tra gli oggetti più interessanti c’è una moneta coniata da Ruggero II nel 1138, la prima a usare i numeri arabi. Particolarmente affascinante è una mappa commissionata da re Ruggero al cartografo islamico Al-Idrisi, e custodita ad Oxford,mentre la passione di Federico II per la falconeria, a cui dedicò anche un trattato, è testimoniata da un falcone di bronzo prestato dal MoMa di New York. Numerose sono le testimonianze di coesistanza di culture differenti.
«Alla corte normanna, tra il 1060 e il 1250, si sviluppò una forma di multiculturalismo e dal punto di vista confessionale vi si praticavano religioni differenti», racconta Maddalena De Luca della Soprintendenza di Palermo, che ha collaborato alla realizzazione di questa mostra.
Arrotolando il filo del tempo, un’ampia sezione della mostra è dedicata al periodo arabo. I musulmani arrivarono intorno al 827 d.C. non solo dalla penisola araba ma anche dal Marocco berbero e dall’Andalusia come conseguenza dell’irradiazione dei musulmani nel Mediterraneo che conobbe una fase espansiva verso la Sicilia. Dove gli arabi importarono, oltreché conoscenze di matematica, astronomia, ottica e medicina anche arance, limoni, datteri e spezie.
Le nuove colture importate dagli arabi, come ricostruisce Salvatore Tramontana nel libro L’isola di Allah (Einaudi) la Sicilia conobbe un sostanziale rinnovamento delle modalità di sfruttamento e d’uso delle risorse idriche di cui beneficiarono anche le città, pur nella grande carenza di fonti. Palermo in particolare, dove sbocciò una vivace vita civile e culturale e dove furono aperte numerosissime moschee.







