L’arco di trionfo, fra le rovine dell’antica città di Palmira in Siria rase al suolo lo scorso ottobre dalle milizie di Daesh, è stato ricreato in Trafalgar Square a Londra. L’opera è una riproduzione dell’originale risalente a circa 2000 anni fa e andato perduto dopo la conquista da parte dell’esercito del califfo al-Baghdadi del sito archeologico. Il modello, realizzato per ovvie ragioni in scala e più piccolo di circa un terzo dell’originale, è stato realizzato a partire dalle foto del monumento rese tridimensionali grazie all’utilizzo della tecnologia 3d.
A compiere l’impresa sono stati gli esperti dell’Istituto di Archeologia Digitale (Ida) che, dopo aver riprodotto i pezzi, li hanno trasportati nella capitale inglese e li hanno montati, rimettendo in piedi l’arco di trionfo. L’opera, inaugurata questo pomeriggio, dal sindaco di Londra, Boris Johnson, rimarrà esposta nella piazza per tre giorni, per poi ripartire alla volta di altre città come New York e Dubai e approdare alla fine del suo viaggio a Palmira a ricordare l’originale distrutto dalla barbarie del sedicente Stato Islamico.
La replica alta circa 4,5 metri e realizzata con marmo di Carrara non sarà solo un simbolo di solidarietà nei confronti del popolo siriano, ma anche un modo per diffondere tra le persone maggiore consapevolezza su quello che sta accadendo e sul fatto che ad essere in pericolo sono dei patrimoni culturali che appartengono all’intera umanità. «Abbiamo un’eredità comune e la nostra eredità è universale, non appartiene solo al popolo siriano» ha detto Maamoun Abdulkarim il direttore siriano responsabile dei reperti antichi nel Paese.
Durante le ultime settimane, a Palmira, riconquistata dall’esercito regolare di Bashar al-Assad alla fine di marzo, sono giunti i primi archeologi che stanno valutando i danni ai monumenti di epoca romana e non solo e il numero di reperti andati perduti a causa di Isis nel museo della città.
«Stiamo cercando di raccogliere il più possibile, i frammenti delle statue distrutte sono stati sparsi per tutto il museo fra vetrate rotte e mobili sfasciati. È una vera e propria catastrofe» ha dichiarato Bartosz Markowski professore di Archeologia all’Università di Varsavia fra gli studiosi accorsi sul posto per cercare di stilare una stima dei pezzi andati perduti o trafugati dai miliziani di Is per essere venduti nel mercato nero dell’arte e finanziare così il terrore.