È un libro che aiuta a capire l’Italia di oggi e ad aprire gli occhi sulle pesanti ripercussioni che ha sulla vita dei cittadini la mancanza di laicità che affligge la politica, l’informazione e ma anche la scuola in Italia. Scritto con un linguaggio diretto, che pesca nella propria esperienza di cittadino a lungo impegnato nella Uaar ma anche in dotti studi e ricerche, Le scelte di vita di chi pensa di averne una sola (Nessun Dogma) di Raffaele Carcano, più che dare risposte, invita a pensare criticamente con la propria testa. Abbiamo rivolto all’autore qualche domanda, anche in vista della presentazione del libro il 9 settembre nel giardino della Casa internazionale delle donne, a Roma ( dalle 17,30), in dialogo con il poeta Franco Buffoni a cui avremo il piacere di partecipare.
In Italia oggi i media sono in gran parte genuflessi davanti a Bergoglio. Anche grazie a giornalisti che si erano detti laici come Scalfari. Ma come tu sottolinei nel libro la dottrina non cambia, i dogmi sono sempre gli stessi, così come la condanna dell’aborto che sarebbe assassinio, mentre nulla è stato fatto in concreto da Bergoglio per rispondere all’Onu che, dopo lo scandalo pedofilia, accusa la Chiesa di non proteggere e rispettare i diritti dei minori. Perché i giornali mainstream non lo riportano?
L’assenza di critiche è ormai un dogma. Bergoglio non viene attaccato per definizione, nemmeno quando sarebbe doveroso farlo, per giornali che si definiscono “laici”: per esempio quando, oltre a condannare l’aborto, incita i farmacisti all’obiezione di coscienza. Non è questione di clericalismo, o non soltanto: in fondo Ratzinger la sua piccola parte di critiche la ricevette. È che ormai è dilagata la convinzione che questo papa piaccia così tanto alle masse che formulare anche solo dei rilievi sia controproducente. Anche nel mondo politico la papolatria imperversa: la sinistra inneggia al suo pauperismo e la destra appoggia le sue frequenti uscite contro i diritti lgbt. La Chiesa ottiene quindi ciò che vuole e continua a restare centrale, tanto centrale da condizionare il riconoscimento di qualunque diritto civile in Italia.
Nel volume riporti alcuni sondaggi da cui emerge che molti credenti dicono di credere «per educazione» e «tradizione». Si deve credere e non pensare, viene detto, perché altrimenti il mondo andrà in rovina. C’è riscontro a questa tesi?
Nessuna. La Chiesa dipinge scenari apocalittici, ma se la sua morale viene meno il mondo non crolla. Ben pochi, anche in Italia, si comportano effettivamente come Chiesa comanda, e per quanto il nostro Paese non se la passi benissimo (anche a causa della stessa Chiesa) dubito che qualcuno rimpianga i secoli del Medioevo o della Controriforma, quando essere cattolici era obbligatorio e la morale cattolica era legge, e legge durissima. I paesi in testa alle classifiche Onu sono anche i più secolarizzati: non è un caso. E forse non è nemmeno un caso se la presa clericale è più forte laddove il progresso sociale è minore.
Un’altra tesi diffusa è che le relione cristiana sarebbe portatrice di valori morali in politica. Come spiegare allora una lobby affaristica, politica e sprituale come Comunione e Liberazione, che oggi ha anche le benedizione di Bertinotti?
Bella domanda. La risposta che mi viene spontanea è che Cielle rappresenta ormai un potere così enorme che chi ricopre un incarico politico ritiene di non poter fare a meno di avervi rapporti. Anche se spesso tali rapporti finiscono poi per interessare la magistratura. Ma la questione morale non è più di attualità, nel nostro paese: e anche quando lo è stata, in passato, non lo è certo stata per merito del mondo cattolico. Anzi…
Nel 2001 una ricerca sociologica riportava che solo 1, 3 per cento si definiva religioso. Perché sono ancora pochi quelli che si dicono atei? L’alienazione religiosa di cui parlava Marx non è stata risolta?
A mio avviso non la sarà mai. Auspicare soluzioni sovrannaturali per problemi umanissimi è qualcosa di inscritto nel nostro Dna: possiamo senza problemi fare a meno della fede, ma che sia facile farlo lo si comprende soltanto dopo averne fatto a meno. L’ateismo è una scelta controintuitiva. Ma lo sono anche l’alfabetizzazione e la scienza: si può essere ottimisti, insomma, senza però pensare che la religione prima o poi scomparirà. Mi auguro anzi che non accada: costituisce comunque (anche se non sempre) uno stimolo dialettico.
Dopo tante conquiste delle donne, in un Paese come l’Italia «imperniata da quasi due millenni sul culto e sull’imitazione della vergine Maria, decidere di non avere figli è una ancora una clamorosa rottura», tu scrivi. La Chiesa è ossessionata dal corpo delle donne e dal bisogno di controllarne la sessualità?
Tutte le religioni (i monoteismi in particolare) mirano a controllare la sessualità umana e, in particolare, la vita e le scelte delle donne. Ci sono varie ragioni alla base di questo atteggiamento: i retaggi di una cultura patriarcale, l’attaccamento alla tradizione e ai testi sacri (che invito caldamente tutte le donne a leggere), una leadership religiosa quasi esclusivamente maschile, la constatazione che la maggior indipendenza delle donne è invariabilmente correlata a un maggior livello di libertà e civiltà di una società. Sarà una mia mancanza, ma non mi viene in mente alcun diritto che le donne abbiano conquistato grazie all’aiuto di qualche comunità di fede.
Ad incipit di un capitolo riporti un’ironica frase di Ascanio Celestini che dice: «Sono d’accordo con Berlusconi, la scuola pubblica ha un’influenza deleteria e propaganda culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità. Infatti mio figlio ha appena 4 anni e invece di di avere un insegnante che gli parla inglese, ne ha una che gli fa religione». Istruzione clericale e tv confessionale pesano molto oggi in Italia diversamente che in altri Paesi?
Più che sulle coscienze, pesano sul condizionamento sociale che ne scaturisce. Gli italiani non sono molto credenti, sono ben poco praticanti, sovente sono addirittura anticlericali. Però poi la maggioranza di essi si sposa in chiesa, fa battezzare i figli, fa loro frequentare l’ora di religione… è la logica conformista del “così fan tutti”. Che in alcuni casi può ritorcersi contro la Chiesa stessa: andare a messa la domenica comincia, in molti contesti, a sembrare ormai fuori moda. Sarebbe bello vivere in un paese in cui tutti facessero le scelte che realmente vorrebbero compiere. C’è molto da lavorare perché accada, ma non è detto che prima o poi non ci arriveremo. @simonamaggiorel