Il direttore del quotidiano turco d'opposizione Cumhuriyet, Can Dündar è stato vittima di un attentato davanti al Palazzo di Giustizia dove il governo di Tayyip Erdogan lo ha mandato a processo per l'inchiesta che ha svelato il traffico di armi dalla Turchia alla Siria. Il direttore di Cumhuriuyet era stato da poco rilasciato dal carcere . «Questo attacco è avvenuto mentre siamo usciti ad attendere la sentenza del tribunale», ha scritto su twitter il direttore. «E' stato diretto contro di me, ho visto l'aggressore», ribadisce Dündar che è in attesa della sentenza nei suoi confronti e del caporedattore Erdem Gul, alla sbarra per aver documentato il passaggio di tir dei servizi segreti turchi carichi di armi, attraverso il confine siriano. E che per questo rischia l'ergastolo. La situazione dei giornali in Turchia è molto difficile. Il direttore di Cumhuriyet. il mio amico Can Dündar, è in prigione»  aveva denunciato pochi mesi fa il Premio Nobel Pamuk in un'intervista a Left. «È uno scandalo che un direttore di giornale, qualunque cosa abbia detto per dispiacere al governo, sia per questo in carcere. La libertà di parola viene tarpata. Non è un bene per il futuro della Turchia. I leader europei stringono la mano al nostro primo ministro perché gli permette di usare le basi contro l’Isis. Ma dovrebbero prestare attenzione anche al venir meno della libertà di parola in Turchia». Quando nel nuovo romanzo del premio Nobel Orhan Pamuk, La stranezza che ho nella testa (Einaudi) un avvocato di Ankara chiede ad un tassista cosa pensa dei Curdi, lui ne dice il peggio possibile. Ma quando quell’avvocato dice di essere venuto ad Istanbul «per difendere coloro che sono stati torturati in prigione, che sono stati dati in pasto ai cani solo perché parlano curdo», il tassista si rimangia tutto. Di primo acchito aveva negato ciò che pensava davvero. " Questa è la situazione che si vive in Turchia oggi, bisogna ricorrere a un doppio registro per dire ciò che davvero si pensa. Perché si rischia molto". Qui l'intervista completa a Pamuk:https://left.it/left-n-48-12-dicembre-2015/  

Il direttore del quotidiano turco d’opposizione Cumhuriyet, Can Dündar è stato vittima di un attentato davanti al Palazzo di Giustizia dove il governo di Tayyip Erdogan lo ha mandato a processo per l’inchiesta che ha svelato il traffico di armi dalla Turchia alla Siria. Il direttore di Cumhuriuyet era stato da poco rilasciato dal carcere . «Questo attacco è avvenuto mentre siamo usciti ad attendere la sentenza del tribunale», ha scritto su twitter il direttore. «E’ stato diretto contro di me, ho visto l’aggressore», ribadisce Dündar che è in attesa della sentenza nei suoi confronti e del caporedattore Erdem Gul, alla sbarra per aver documentato il passaggio di tir dei servizi segreti turchi carichi di armi, attraverso il confine siriano. E che per questo rischia l’ergastolo.
La situazione dei giornali in Turchia è molto difficile. Il direttore di Cumhuriyet. il mio amico Can Dündar, è in prigione»  aveva denunciato pochi mesi fa il Premio Nobel Pamuk in un’intervista a Left. «È uno scandalo che un direttore di giornale, qualunque cosa abbia detto per dispiacere al governo, sia per questo in carcere. La libertà di parola viene tarpata. Non è un bene per il futuro della Turchia. I leader europei stringono la mano al nostro primo ministro perché gli permette di usare le basi contro l’Isis. Ma dovrebbero prestare attenzione anche al venir meno della libertà di parola in Turchia».
Quando nel nuovo romanzo del premio Nobel Orhan Pamuk, La stranezza che ho nella testa (Einaudi) un avvocato di Ankara chiede ad un tassista cosa pensa dei Curdi, lui ne dice il peggio possibile. Ma quando quell’avvocato dice di essere venuto ad Istanbul «per difendere coloro che sono stati torturati in prigione, che sono stati dati in pasto ai cani solo perché parlano curdo», il tassista si rimangia tutto. Di primo acchito aveva negato ciò che pensava davvero. ” Questa è la situazione che si vive in Turchia oggi, bisogna ricorrere a un doppio registro per dire ciò che davvero si pensa. Perché si rischia molto”.
Qui l’intervista completa a Pamuk:https://left.it/left-n-48-12-dicembre-2015/