«È in gioco tanto, è in gioco l'Austria» ha detto il cancelliere nel rassegnare le dimissioni. Che giungono a 13 giorni dal ballottaggio per le presidenziali: per la prima volta non sono in partita né i socialdemocratici né i popolari, ma la sfida è tra destra anti-immigrati e verdi

«È in gioco tanto, è in gioco l’Austria». Con queste parole Werner Faymann ha annunciato le sue dimissioni da Cancelliere e da capo del Partito socialdemocratico austriaco, SPÖ, durante la conferenza stampa di questa mattina. In carica dal 2008, il Cancelliere Faymann si congeda con parole che suonano come un’accusa: «Questo Paese ha bisogno di un cancelliere che abbia il suo partito alle spalle. Il Governo ha bisogno di una forte ripartenza. Chi non ha un simile appoggio alle spalle, non può sostenere questo compito».

Questo pomeriggio si riunisce la direzione del partito, che dovrà prendere una decisione sul nome a cui affidare l’interim: le ipotesi in campo sono quella più probabile del vice-cancelliere del partito popolare Oevp, Reinhold Mitterlehner oppure – stando a voci di stampa – l’incarico potrebbe essere affidato al sindaco di Vienna, anche lui socialdemocratico, Michael Häupl.

Le dimissioni arrivano in un momento cruciale, ad appena 13 giorni dal secondo turno delle elezioni presidenziali del 22 maggio, che vedranno fronteggiarsi Norbert Hofer, candidato del partito di destra Fpoe, e il verde Alexander Van der Bellen. Elezioni che hanno visto al primo turno un crollo del partito socialdemocratico e del suo candidato, che ha raccolto appena l’11% dei consensi, con la conseguente esclusione dal ballottaggio, e che hanno decretato anche la debacle dei popolari austriaci.

Delle dimissioni del cancelliere Fayamann si era iniziato a parlare già all’indomani del primo turno elettorale. Il suo annuncio di oggi viene immediatamente dopo un incontro con i capi regionali del partito SPÖ. Un esito, spiegano alcuni commentatori, che rappresenta il fallimento della cosiddetta Terza linea, quella che ha puntato sull’elettorato di centro per estendere i consensi, finendo per svilire la propria identità e lasciare campo libero agli estremi.