La riforma della prescrizione all'esame del Senato non piace ai penalisti italiani, che dal 24 al 26 maggio incrociano le braccia «contro lo slogan “prescrizione più lunga e processi più brevi”»

La riforma della prescrizione all’esame del Senato non piace ai penalisti italiani, che dal 24 al 26 maggio incrociano le braccia «contro lo slogan “prescrizione più lunga e processi più brevi”, un ossimoro per coprire le carenze organizzative che portano oltre il 70% dei processi a prescriversi nel corso delle indagini preliminari». Con la delibera che annuncia l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria, l’Unione delle Camere penali italiane evoca una «nuova spinta autoritaria, ispirata e alimentata da vari settori della magistratura» e convoca una manifestazione nazionale a Roma il 25 maggio, in concomitanza con il termine fissato per la presentazione degli emendamenti al testo unificato adottato in commissione Giustizia a Palazzo Madama.

Lo sciopero degli avvocati arriva a pochi giorni dall’approvazione del testo unificato presentato dai relatori Felice Casson e Giuseppe Cucca, entrambi del Partito democratico, sulla riforma del processo penale, alla quale sono state agganciate le norme relative alla nuova prescrizione, definite «pesanti» dal presidente della commissione Giustizia, l’avvocato centrista Nico D’Ascola. La necessità di un intervento del legislatore è stata invece evidenziata dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, che chiede di «mettere meglio a regime le norme sulla prescrizione».

Il ddl, che allunga i tempi della prescrizione per i reati di corruzione e pedofilia, era stato approvato in prima lettura a marzo scorso, quando era già chiaro che al Senato bisogna fare i conti con le posizioni centriste per ottenere il via libera al provvedimento. Il 4 maggio in commissione – dopo le polemiche per la partecipazione alla riunione di maggioranza sul tema del verdiniano di Ala Ciro Falanga – il testo è passato con il voto favorevole di Pd, Ap-Ncd e Psi, mentre 5stelle e Gruppo misto si sono astenuti e Forza Italia, Lega, Cor e Idea hanno abbandonato la seduta per protesta.

Il provvedimento interviene anche sulle intercettazioni, individuando i criteri guida della delega che il governo dovrà esercitare in materia. Lo sciopero dei penalisti prende di mira anche la legislazione in materia, «del tutto insufficiente a garantire la riservatezza delle comunicazioni di coloro che occasionalmente (o indirettamente) vengano intercettati».
Nel corso della conferenza stampa sul testo unificato, sabato scorso, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha sottolineato la necessità di affiancare «modelli organizzativi efficaci» alle norme in discussione per ottenere della riduzione dei casi di prescrizione. Evidenziando le differenze tra Nord e Sud in materia, il ministro ha evocato una innovazione organizzativa analoga a quella del settore civile e ha confermato che resta fermo l’obiettivo di portare a casa l’ok delle Camere al provvedimento entro l’estate.