Oggi, 10 maggio, alle 17,30 alla Casa delle donne (Via della Lungara 19, Roma) viene presentato il libro di Giuliana Sgrena Dio odia le donne (Il Saggiatore). Con l'autrice ne parleranno Laura Balbo e Raffaele Carcano. Su Left in edicola l'intervista a Giuliana Sgrena. Dio odia le donne. Questo è il titolo del nuovo libro di Giuliana Sgrena. L’immagine in copertina è quella di una donna esangue, un robottino quasi. Alieno. Col capo coperto e lo sguardo vuoto. Forse l’autrice ha provato ad immaginare come l’avrebbe voluta Dio, la donna. Senza sangue, perché il sangue la rendeva impura, e Dio non ama l’odore della donna mestruata (Levitico 15, 19-30). Col capo coperto, perché coperto doveva essere il capo e il volto di chi «non era stato fatto a immagine di Dio, ma di Adamo». Quasi senza vita. Persino. Un robottino appunto, finalizzato alla riproduzione della specie. Dentro, il libro della Sgrena, è “senza grazia”. Come forse devono essere le cose urgenti, che vanno dette e basta. Un elenco. Secco. Tre religioni e il loro rapporto con le donne. Con la donna. Subalterna per creazione, inferiore per nascita, impura, tentatrice, strega. Per i tre monoteismi l’unica salvezza per il genere femminile è essere vergine, o madre e moglie. Poco meglio o tanto peggio, l’accanimento pensato e agito sulla donna dalle tre fedi non cambia. E nel libro tutto torna, tutto si riallaccia. L’infanzia dalle suore, i viaggi in Afghanistan e Somalia, le battaglie contro le mutilazioni genitali femminili, la prigionia. E poi, lo studio delle fonti, dal Talmud al Corano, da Platone a Paolo di Tarso fino all’ultimo sinodo sulla Famiglia dell’ottobre scorso. Inevitabile chiederle il motivo che l’ha spinta a tanto. Come mai hai scritto questo libro? Intanto perché negli ultimi anni mi sono occupata di Paesi musulmani; in particolare, mi sono concentrata sull’islam e il suo rapporto con le donne. E sull’utilizzo della religione come strumento per imporre regole alle donne. Per opprimerle e discriminarle. Dopodiché, è stato ovvio che i fondamentalismi non sono solo nell’islam ma in tutte le religioni monosteiste. In questi anni, ogni volta che mi ritrovavo a fare dibattiti sull’islam, saltava sempre su qualcuno che mi diceva: “Questo accade anche nella religione cattolica e nell’ebraismo”. Da qui è nata la mia voglia di saperne di più, per capire quanto ci fosse in comune nei tre monoteismi. E senza voler fare una nuova esegesi, ho voluto scrivere un libro fondato sulle fonti e non solo sui comportamenti attuali. La scoperta è stata che, effettivamente, tutte e tre le religioni sono solo un alibi per il patriarcato. Io, poi, sono atea, nel libro spiego perché. Forse sono partita anche da questa esigenza personale, per nulla calcolata, ma che è venuta fuori. Dio-odia-le-donne Le tre fedi monoteiste odiano le donne, e non è solo un problema di comportamenti, scrivi, ma di “subalternità ab origine”. Cioè la donna, per le fonti, “non essendo fatta a immagine di Dio ma dell’uomo”, è inferiore per nascita... Sì, il fatto stesso che nell’Antico Testamento (nella versione che ha prevalso) venga tratta da una costola, cioè viene creato l’uomo e poi dall’uomo viene creata la donna per fargli compagnia dimostra che fu concepita, sin dal principio, come un oggetto per l’uomo. Perché gli animali non andavano bene. Epperò non è andata bene neanche lei, perché è stata causa di peccato originale. La donna è “impura” per tutti e tre i monoteismi. È proprio il peccato originale che determina la sua impurità “permanente”. E questa impurità non solo le sbarrerà tutta una serie di ruoli (spianando invece la strada al patriarcato) ma è una condizione da cui non potrà più affrancarsi. Si può dire che la religione cattolica ne esce peggio di tutte? Dalla sessuofobia sistematizzata di Agostino d’Ippona alla criminalizzazione delle donne in Paolo di Tarso... Sì, si può dire. Ho cercato di affrontare le tre religioni senza preconcetti, ma purtroppo è vero. Ho scoperto che la religione cattolica - quella che, per certi versi, si è rinnovata di più -, non ha in alcun modo cambiato atteggiamento nei confronti delle donne, con questa ideologia/ossessione della verginità di Maria come modello. Una donna che ha concepito senza avere rapporti sessuali, ha partorito senza sangue... insomma, nella storia del cattolicesimo che sembra cambiare, sulle donne si continua ad infierire nello stesso identico modo. Perché? Ti sei data una spiegazione? La più semplice è che la Chiesa ha sempre avuto un rapporto molto forte con il potere e dal potere era meglio escludere le donne. Estrometterle definitivamente. Anche questo papa, che piace tanto alla Sinistra e che su ambiente e questioni sociali sembra più aperto dei suoi predecessori, sulle donne non sposta una virgola e ci rimanda a papa Giovanni Paolo II. Se pensiamo a come ha svolto l’ultimo sinodo della famiglia. In pratica non c’erano donne, come se la famiglia fosse fatta di soli maschi, anzi di soli cardinali e poche coppie “felici”. è proprio “non riconoscere” la realtà e volerne imporre una versione mistificata. [su_divider text="In edicola" style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

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Questo articolo lo trovi sul n. 19 di Left in edicola dal 7 maggio

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Oggi, 10 maggio, alle 17,30 alla Casa delle donne (Via della Lungara 19, Roma) viene presentato il libro di Giuliana Sgrena Dio odia le donne (Il Saggiatore). Con l’autrice ne parleranno Laura Balbo e Raffaele Carcano. Su Left in edicola l’intervista a Giuliana Sgrena.

Dio odia le donne. Questo è il titolo del nuovo libro di Giuliana Sgrena. L’immagine in copertina è quella di una donna esangue, un robottino quasi. Alieno. Col capo coperto e lo sguardo vuoto. Forse l’autrice ha provato ad immaginare come l’avrebbe voluta Dio, la donna. Senza sangue, perché il sangue la rendeva impura, e Dio non ama l’odore della donna mestruata (Levitico 15, 19-30). Col capo coperto, perché coperto doveva essere il capo e il volto di chi «non era stato fatto a immagine di Dio, ma di Adamo». Quasi senza vita. Persino. Un robottino appunto, finalizzato alla riproduzione della specie.
Dentro, il libro della Sgrena, è “senza grazia”. Come forse devono essere le cose urgenti, che vanno dette e basta. Un elenco. Secco. Tre religioni e il loro rapporto con le donne. Con la donna. Subalterna per creazione, inferiore per nascita, impura, tentatrice, strega. Per i tre monoteismi l’unica salvezza per il genere femminile è essere vergine, o madre e moglie. Poco meglio o tanto peggio, l’accanimento pensato e agito sulla donna dalle tre fedi non cambia. E nel libro tutto torna, tutto si riallaccia. L’infanzia dalle suore, i viaggi in Afghanistan e Somalia, le battaglie contro le mutilazioni genitali femminili, la prigionia. E poi, lo studio delle fonti, dal Talmud al Corano, da Platone a Paolo di Tarso fino all’ultimo sinodo sulla Famiglia dell’ottobre scorso. Inevitabile chiederle il motivo che l’ha spinta a tanto.
Come mai hai scritto questo libro?
Intanto perché negli ultimi anni mi sono occupata di Paesi musulmani; in particolare, mi sono concentrata sull’islam e il suo rapporto con le donne. E sull’utilizzo della religione come strumento per imporre regole alle donne. Per opprimerle e discriminarle. Dopodiché, è stato ovvio che i fondamentalismi non sono solo nell’islam ma in tutte le religioni monosteiste. In questi anni, ogni volta che mi ritrovavo a fare dibattiti sull’islam, saltava sempre su qualcuno che mi diceva: “Questo accade anche nella religione cattolica e nell’ebraismo”. Da qui è nata la mia voglia di saperne di più, per capire quanto ci fosse in comune nei tre monoteismi. E senza voler fare una nuova esegesi, ho voluto scrivere un libro fondato sulle fonti e non solo sui comportamenti attuali. La scoperta è stata che, effettivamente, tutte e tre le religioni sono solo un alibi per il patriarcato.
Io, poi, sono atea, nel libro spiego perché. Forse sono partita anche da questa esigenza personale, per nulla calcolata, ma che è venuta fuori.

Dio-odia-le-donne
Le tre fedi monoteiste odiano le donne, e non è solo un problema di comportamenti, scrivi, ma di “subalternità ab origine”. Cioè la donna, per le fonti, “non essendo fatta a immagine di Dio ma dell’uomo”, è inferiore per nascita…
Sì, il fatto stesso che nell’Antico Testamento (nella versione che ha prevalso) venga tratta da una costola, cioè viene creato l’uomo e poi dall’uomo viene creata la donna per fargli compagnia dimostra che fu concepita, sin dal principio, come un oggetto per l’uomo. Perché gli animali non andavano bene.
Epperò non è andata bene neanche lei, perché è stata causa di peccato originale. La donna è “impura” per tutti e tre i monoteismi.
È proprio il peccato originale che determina la sua impurità “permanente”. E questa impurità non solo le sbarrerà tutta una serie di ruoli (spianando invece la strada al patriarcato) ma è una condizione da cui non potrà più affrancarsi.
Si può dire che la religione cattolica ne esce peggio di tutte? Dalla sessuofobia sistematizzata di Agostino d’Ippona alla criminalizzazione delle donne in Paolo di Tarso…
Sì, si può dire. Ho cercato di affrontare le tre religioni senza preconcetti, ma purtroppo è vero. Ho scoperto che la religione cattolica – quella che, per certi versi, si è rinnovata di più -, non ha in alcun modo cambiato atteggiamento nei confronti delle donne, con questa ideologia/ossessione della verginità di Maria come modello. Una donna che ha concepito senza avere rapporti sessuali, ha partorito senza sangue… insomma, nella storia del cattolicesimo che sembra cambiare, sulle donne si continua ad infierire nello stesso identico modo.
Perché? Ti sei data una spiegazione?
La più semplice è che la Chiesa ha sempre avuto un rapporto molto forte con il potere e dal potere era meglio escludere le donne. Estrometterle definitivamente. Anche questo papa, che piace tanto alla Sinistra e che su ambiente e questioni sociali sembra più aperto dei suoi predecessori, sulle donne non sposta una virgola e ci rimanda a papa Giovanni Paolo II. Se pensiamo a come ha svolto l’ultimo sinodo della famiglia. In pratica non c’erano donne, come se la famiglia fosse fatta di soli maschi, anzi di soli cardinali e poche coppie “felici”. è proprio “non riconoscere” la realtà e volerne imporre una versione mistificata.

Questo articolo lo trovi sul n. 19 di Left in edicola dal 7 maggio

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