“Benvenuto, ora che Renzi ha preso a dire che non vuol più personalizzare il voto d’ottobre, potremo finalmente parlare del merito delle riforme, ben 47 articoli della costituzione cambiati e stravolti”. “Va bene, ma non cominciare. Fine del bicameralismo paritario, voto di fiducia e leggi di bilancio in una sola Camera. Non ti pare già tanto per rendere più veloce e moderno il processo legislativo. O ti metterai anche tu a spaccare il capello come quei professoroni che - lo sai bene - non firmano mai nulla che non abbiano scritto di mano propria”. “Ti ricordo che il progetto di riforma di noi Gufi al Senato, quello scritto da Casson, da Tocci, da Mucchetti prevedeva, anch’esso, che bilancio e fiducia spettassero solo alle Camere, lasciando al Senato della Repubblica, le “garanzie”, le questioni dei diritti, le leggi che rimandano ai valori fondamentali previsti dalla Costituzione. Poi, mio caro, tagliava più diarie del progetto Renzi Boschi: 150 senatori e 350 deputati, solo 500 eletti contro i 630 deputati più 100 senatori che ce ne lascia il rottamatore”. “Corradino, non capisci. Come si può eleggere a suffragio generale una Camera che non vota più la fiducia né la legge di stabilità e poi c’era necessità di cambiare la cattiva riforma del titolo quinto, lasciataci dalla sinistra quando scimmiottava i leghisti”. “L’hai detto, non capisco proprio perché le alte funzioni di garanzia non possano essere delegate ad eletti dal popolo. Quanto alla riforma della riforma del titolo quinto, è stata infilata a forza nel testo per sostenere la tesi del Senato delle Regioni. Solo che l’aborto che ne è uscito non somiglia affatto al Bundesrat: 100 senatori scelti in modo proporzionale ai voti ricevuto in regione dai Consigli regionali. Sai che vuol dire? Cento pretoriani di partito, cento questuanti a Roma, cento politici che passano dagli affari locali allo scudo dell’immunità”. “Già bravo tu, erano meglio Razzi e Scilipoti? Forse non aveva tutti i torti Matteo quando vi ha accusato di perdere tempo per non perdere la poltrona”. “Veramente avevo proposto di sciogliere il Senato. Semplicemente, una sola Camera meglio di due con sette diversi processi legislativi, un ping pong che proseguirà e sarà regolato, quando lo sarà, pagando qualcosa a chi fa perdere tempo. Oppure dovrà intervenire la Corte, più e più di prima”. “Il solito estremista, o non vuoi cambiare niente, far saltare tutto. Sciogliere il Senato, ma dai!”. “Guarda che era una proposta serissima. Voleva costringere Renzi e la sua maggioranza accecata a prendere in considerazione la necessità di rafforzare i poteri di garanzia, quando si lascia in piedi una sola Camera e la si vuole eleggere con una legge super maggioritaria come l’Italicum”. “Garanzie, garanzie, ma hai visto che maggioranza ci vuole per eleggere il Presidente della Repubblica? E quando mai lo sceglie il premier se l’opposizione non è d’accordo”. “Beh, a un certo punto basta la maggioranza dei presenti. Ma guarda fingiamo che le opposizioni - saranno molte e diverse per via dello sbarramento bassissimo al 3% - si coordinino e diano filo da torcere al premier contestando la sua proposta per la Presidenza. ma non c’è una clausola di caduta, si può votare all’infinito e sputtanare le istituzioni. In Grecia, il solo Paese oltre al nostro con una legge proporzionale e premio di maggioranza, quando dopo 3 voti non si riesce ad eleggere il presidente si sciolgono le camere”. “Insomma non ti ho convinto, ma continueremo a discutere”. Sì, certo, Renzi permettendo.

Come sta andando dunque, il percorso di Sinistra italiana? Insomma. Le iscrizioni sono al palo, la piattaforma Commo che dovrebbe aprire la via a un partito nato dal basso e ricordare Podemos è più un blog con qualche sondaggio che altro. Si dirà che il congresso è ancora lontano e che tutto si animerà, ma è ancora una mezza verità. La verità è che non è certo solo Gad Lerner a pensare che «se anche Fassina prendesse il doppio dei voti che gli danno i sondaggi resterebbe ininfluente».

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Questo editoriale lo trovi sul numero 21 di Left in edicola dal 21 maggio

 

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“Benvenuto, ora che Renzi ha preso a dire che non vuol più personalizzare il voto d’ottobre, potremo finalmente parlare del merito delle riforme, ben 47 articoli della costituzione cambiati e stravolti”.
“Va bene, ma non cominciare. Fine del bicameralismo paritario, voto di fiducia e leggi di bilancio in una sola Camera. Non ti pare già tanto per rendere più veloce e moderno il processo legislativo. O ti metterai anche tu a spaccare il capello come quei professoroni che – lo sai bene – non firmano mai nulla che non abbiano scritto di mano propria”.
“Ti ricordo che il progetto di riforma di noi Gufi al Senato, quello scritto da Casson, da Tocci, da Mucchetti prevedeva, anch’esso, che bilancio e fiducia spettassero solo alle Camere, lasciando al Senato della Repubblica, le “garanzie”, le questioni dei diritti, le leggi che rimandano ai valori fondamentali previsti dalla Costituzione. Poi, mio caro, tagliava più diarie del progetto Renzi Boschi: 150 senatori e 350 deputati, solo 500 eletti contro i 630 deputati più 100 senatori che ce ne lascia il rottamatore”.
“Corradino, non capisci. Come si può eleggere a suffragio generale una Camera che non vota più la fiducia né la legge di stabilità e poi c’era necessità di cambiare la cattiva riforma del titolo quinto, lasciataci dalla sinistra quando scimmiottava i leghisti”.
“L’hai detto, non capisco proprio perché le alte funzioni di garanzia non possano essere delegate ad eletti dal popolo. Quanto alla riforma della riforma del titolo quinto, è stata infilata a forza nel testo per sostenere la tesi del Senato delle Regioni. Solo che l’aborto che ne è uscito non somiglia affatto al Bundesrat: 100 senatori scelti in modo proporzionale ai voti ricevuto in regione dai Consigli regionali. Sai che vuol dire? Cento pretoriani di partito, cento questuanti a Roma, cento politici che passano dagli affari locali allo scudo dell’immunità”.
“Già bravo tu, erano meglio Razzi e Scilipoti? Forse non aveva tutti i torti Matteo quando vi ha accusato di perdere tempo per non perdere la poltrona”.
“Veramente avevo proposto di sciogliere il Senato. Semplicemente, una sola Camera meglio di due con sette diversi processi legislativi, un ping pong che proseguirà e sarà regolato, quando lo sarà, pagando qualcosa a chi fa perdere tempo. Oppure dovrà intervenire la Corte, più e più di prima”.
“Il solito estremista, o non vuoi cambiare niente, far saltare tutto. Sciogliere il Senato, ma dai!”.
“Guarda che era una proposta serissima. Voleva costringere Renzi e la sua maggioranza accecata a prendere in considerazione la necessità di rafforzare i poteri di garanzia, quando si lascia in piedi una sola Camera e la si vuole eleggere con una legge super maggioritaria come l’Italicum”.
“Garanzie, garanzie, ma hai visto che maggioranza ci vuole per eleggere il Presidente della Repubblica? E quando mai lo sceglie il premier se l’opposizione non è d’accordo”.
“Beh, a un certo punto basta la maggioranza dei presenti. Ma guarda fingiamo che le opposizioni – saranno molte e diverse per via dello sbarramento bassissimo al 3% – si coordinino e diano filo da torcere al premier contestando la sua proposta per la Presidenza. ma non c’è una clausola di caduta, si può votare all’infinito e sputtanare le istituzioni. In Grecia, il solo Paese oltre al nostro con una legge proporzionale e premio di maggioranza, quando dopo 3 voti non si riesce ad eleggere il presidente si sciolgono le camere”.
“Insomma non ti ho convinto, ma continueremo a discutere”.
Sì, certo, Renzi permettendo.

Come sta andando dunque, il percorso di Sinistra italiana? Insomma. Le iscrizioni sono al palo, la piattaforma Commo che dovrebbe aprire la via a un partito nato dal basso e ricordare Podemos è più un blog con qualche sondaggio che altro. Si dirà che il congresso è ancora lontano e che tutto si animerà, ma è ancora una mezza verità. La verità è che non è certo solo Gad Lerner a pensare che «se anche Fassina prendesse il doppio dei voti che gli danno i sondaggi resterebbe ininfluente».

Questo editoriale lo trovi sul numero 21 di Left in edicola dal 21 maggio

 

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