Se da un lato il movimento antimafia soffre in questi ultimi mesi le cadute eccellenti di alcuni suoi protagonisti (dal presidente di Confindustria Sicilia Lo Bello, ai dissidi interni a Libera a la recente indagine sul direttore di Telejato Pino Maniaci) e i vertici Rai vengono convocati in Commissione Antimafia per l’ospitata del figlio di Totò Riina nel salotto di Vespa, dall’altra la televisione e il cinema continuano a registrare successi: la seconda serie di Gomorra ha polverizzato qualsiasi record dei canali Sky e il film per la Tv su Felicia Impastato, la tenace madre di Peppino, ha raggiunto ben 7 milioni di telespettatori con quasi il 27% di share. La narrazione antimafiosa dimostra quindi di essere in ottima salute e l’Italia, per fortuna, ha un immenso patrimonio di storie.
Per l’apertura della Settimana della Legalità (e il XXIV anniversario delle stragi di Falcone e Borsellino) saranno due le uscite speciali: un film di Fiorella Infascelli in uscita nelle sale cinematografiche il 23 e 24 maggio con Giuseppe Fiorello e Massimo Popolizio nei panni dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino trasferiti d’urgenza all’Asinara con le proprie famiglie per la minaccia di un grave attentato (Era d’estate, prodotto da Fandango e Rai Cinema) e una fiction in due puntate che andrà in onda negli stessi giorni su Rai Uno sulla vita del Capo della Squadra mobile di Palermo ucciso a Palermo nel 1979, Giorgio Boris Giuliano, magistralmente interpretato da Adriano Giannini e diretto da Ricky Tognazzi (una coproduzione Rai Fiction e Ocean Productions). Entrambi sono un esercizio salutare per tenere allenata la memoria dei nostri uomini migliori.
Era d’estate. Racconta la regista, Fiorella Infascelli, come l’idea del film sia nata quasi per caso mentre svolgeva le riprese all’Asinara (“isola misteriosa ed arcaica”) di un suo documentario: «Ero all’interno del vecchio carcere dove gli operai del Petrolchimico si erano autoreclusi per protesta. Un pomeriggio uno di loro mi portò a vedere una casa rossa sul mare e mi disse che lì Falcone e Borsellino nel 1985 avevano scritto parte dell’ordinanza del maxi processo.» All’Asinara infatti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vennero spediti per ragioni di sicurezza insieme alle loro famiglie nel 1985 da Nino Caponnetto per la notizia di un imminente attentato nei loro confronti.
Questo articolo continua sul numero 21 di Left in edicola dal 21 maggio