Un'altalena a Idomeni
[caption id="attachment_76353" align="aligncenter" width="768"] Asinet, bambina siriana di 7 anni, Idomeni © Simone MizzottiAsinet, 7 anni, scappata dalla Siria.
Hanno costruito un'altalena con i pochi mezzi a disposizione per poter offrire a lei e agli altri bambini del campo qualche momento di gioco e spensieratezza.[/caption] Asinet ha 7 anni e viene dalla Siria, è fuggita dal Paese assieme alla sua famiglia quando la guerra civile era già iniziata da qualche anno e le bombe si erano fatte sempre più frequenti. L'abbiamo trovata così intenta a dondolarsi su un'altalena costruita con mezzi di fortuna all'interno del campo profughi. È opera di alcuni rifugiati del campo che hanno pensato di ingegnarsi e recuperare qualche pezzo di legno e una corda per far giocare i loro figli. Trovare qualche ora di spensieratezza e giocare sono cose rare, ma per un bambino sono vitali quasi quanto il pane.
A Leros il centro di accoglienza di "mamma" Mattina
[caption id="attachment_76349" align="aligncenter" width="1024"] Centro di accoglienza, isola di Leros. © Filippo Luini[/caption] «Sull’isola di Leros passato e presente si incontrano» racconta Filippo Luini «una ex caserma costruita negli anni 20 dall’esercito italiano durante l’occupazione del Dodecaneso ora è diventata un centro di accoglienza. Qui vivono più di cento rifugiati provenienti da Siria, Iraq, Afghanistan e Pakistan. L’edificio si chiama “Pipka” ed è gestito da alcune ONG locali e straniere. È operativo dal 1 gennaio ed è un esempio virtuoso di gestione del problema dei richiedenti asilo. Durante il giorno i rifugiati sono liberi di uscire e possono decidere di passeggiare nelle strade della città, svolgere attività sportive o passare qualche ora in riva al mare. L’anima del progetto è una greca di nome Mattina, che tutti chiamano “Mamma Mattina”». [su_divider top="no" divider_color="#d0d0cd" size="2" margin="30"][/su_divider]Leggi qui la prima tappa del viaggio.
[su_divider top="no" divider_color="#d0d0cd" size="2" margin="30"][/su_divider] Left è media partner di questo progetto realizzato da Fondazione Fotografia Modena.Sono 7 i fotografi italiani che Fondazione Fotografia Modena ha inviato in Grecia per documentare l’emergenza migranti. Questa è la seconda tappa del nostro viaggio con loro nella penisola ellenica, siamo stati a Idomeni con Simone Mizzotti e sull’isola di Leros con Filippo Luini.
Un’altalena a Idomeni
Asinet ha 7 anni e viene dalla Siria, è fuggita dal Paese assieme alla sua famiglia quando la guerra civile era già iniziata da qualche anno e le bombe si erano fatte sempre più frequenti. L’abbiamo trovata così intenta a dondolarsi su un’altalena costruita con mezzi di fortuna all’interno del campo profughi. È opera di alcuni rifugiati del campo che hanno pensato di ingegnarsi e recuperare qualche pezzo di legno e una corda per far giocare i loro figli. Trovare qualche ora di spensieratezza e giocare sono cose rare, ma per un bambino sono vitali quasi quanto il pane.
A Leros il centro di accoglienza di “mamma” Mattina
«Sull’isola di Leros passato e presente si incontrano» racconta Filippo Luini «una ex caserma costruita negli anni 20 dall’esercito italiano durante l’occupazione del Dodecaneso ora è diventata un centro di accoglienza. Qui vivono più di cento rifugiati provenienti da Siria, Iraq, Afghanistan e Pakistan. L’edificio si chiama “Pipka” ed è gestito da alcune ONG locali e straniere. È operativo dal 1 gennaio ed è un esempio virtuoso di gestione del problema dei richiedenti asilo. Durante il giorno i rifugiati sono liberi di uscire e possono decidere di passeggiare nelle strade della città, svolgere attività sportive o passare qualche ora in riva al mare. L’anima del progetto è una greca di nome Mattina, che tutti chiamano “Mamma Mattina”».
Leggi qui la prima tappa del viaggio.
Left è media partner di questo progetto realizzato da Fondazione Fotografia Modena.