Si è appena concluso il G7 di Hiroshima, il terzo di fila senza la Russia. E i Paesi membri non hanno mostrato alcuna intenzione a riammettere Mosca, temporaneamente sospesa dopo l’invasione dell’Ucraina, al vertice dei sette paesi un tempo più potenti al mondo. Il G7 Dunque rimarrà come tale e non tornerà ad essere G8. Nella bozza risolutiva del testo si torna a condannare «l’annessione criminale della Crimea da parte della Russia», e viene ribadita la scelta del «non riconoscimento e delle sanzioni». Viene poi precisato che «la durata delle sanzioni sarà fino a quando la Russia non si conformerà agli accordi di Minsk». Tali accordi furono firmati da Russia, Ucraina e due Repubbliche secessioniste di Doneck e Lugansk nel settembre del 2014 sotto l’egida dell’Osce; prevedevano in sostanza un cessate il fuoco immediato, che non è stato rispettato dalle parti.
Il G7, il G8 e la Russia. Il G7 nacque nel 1975 con l’ammissione al gruppo del Canada: la prima riunione si tenne a Porto Rico nel 1976. La Russia fu ammessa al vertice dei «grandi» del mondo nel lontano 1998 – dopo un lungo percorso iniziato nel 1991, all’indomani della caduta dell’Urss – in virtù non tanto della sua potenza finanziaria, quasi nulla, ma grazie al suo potere militare e alla sua importanza politica, determinante nel plasmare gli equilibri mondiali. Nel 1999 il gruppo si è ulteriormente allargato in G20, riunendo al suo interno i ministri economici di alcuni tra i più influenti Paesi emergenti, come Cina, India, Brasile, Sudafrica e Messico. Il G7 continuò negli anni a riunirsi parallelamente al G8 e al G20 come summit dei Ministri delle finanze e dei banchieri centrali. G7, G8 e G20 non sono organizzazioni internazionali come l’Onu, l’Unione Europea o il Fondo Monetario Internazionale non hanno alcuna base formale e non sono basate su alcun trattato internazionale, sono fora internazionali di dialogo ai massimi livelli.
Il fallito vertice di Sochi e l’esclusione della Russia dal G8. Nel 2014 Mosca avrebbe dovuto presenziare la riunione annuale del G8 a Sochi – dove si erano svolte le olimpiadi invernali – ma dopo l’incursione in Ucraina, i ministri dei paesi membri decisero di sospendere la partecipazione della Russia e spostare in via del tutto eccezionale l’incontro del G7 a Bruxelles. Il comunicato finale del vertice mostrò una presa di posizione molto dura in merito alla crisi di Kiev: l’azione della Russia fu ritenuta «inaccettabile» e i sette Paesi si dimostrarono determinati ad intraprendere «sanzioni mirate» nel caso in cui il Presidente Vladimir Putin non avesse ritirato completamente le truppe dall’Ucraina. L’unica volta in cui Mosca presenziò il foro internazionale fu a San Pietroburgo nel luglio del 2006.
Il vertice del 2015 a Monaco. Anche il successivo incontro, tenutosi a Monaco nel 2015, vide l’esclusione della Russia. Ma non solo. Il summit, presieduto stavolta dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, si concluse con un documento che lanciava un duro monito nei confronti della Russia: «siamo pronti a rafforzare le sanzioni nel caso in cui la situazione lo richiedesse«. Ancor più deciso fu il discorso del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che accusò Putin di «voler ricreare le glorie dell’impero sovietico». «Ci riserviamo il diritto di reagire prontamente a tutte le misure non amichevoli compiute contro di noi dagli Usa» fu la pronta risposta di Sergei Lavrov, Ministro degli esteri russo.
La Russia e le sanzioni. Nonostante Putin abbia sostenuto che le sanzioni «fanno solo il solletico alla Russia», secondo l’Istituto federale di statistica russo, il Pil russo ha subito nel 2015 una contrazione del 3,7%, c’è stata una flessione dei salari reali, una svalutazione del rublo e una drastica diminuzione della produzione industriale (3,4%).
Perdita di influenza del G7. Nei paesi del G8 vive il 12,8% della popolazione mondiale e si produce quasi il 51% del Pil nominale mondiale (oltre 36mila miliardi di dollari). Con l’esclusione della Russia il G7 rappresenta «solo» il 48% del Pil mondiale (dati 2013). Inoltre il G7 e i Paesi occidentali stanno progressivamente perdendo la loro influenza economica mondiale, e la Russia ha trovato nuovi partner finanziari, come la Nuova banca di Sviluppo dei paesi Brics (Brasile,Russia, India, Cina, Sudafrica) nata nel 2014 con sede a Shanghai, che si pone come obiettivo quello di superare il vincolo valutario del dollaro. La banca ha una dotazione iniziale di 50 miliardi di dollari e un Fondo di Riserva di 100 miliardi di dollari. C’è poi la Banca Asiatica di sviluppo e investimenti, nata su impulso della Cina lo scorso Gennaio. Di cui tre Paesi membri del G7 (Francia, Germania e Italia) vogliono diventare soci fondatori.