Slitta al prossimo Consiglio dei ministri il decreto correttivo del Jobs Act per la parte relativa ai voucher, metodo di pagamento per lavori occasionali e discontinui, gli ormai noti buoni di lavoro accessorio che vengono erogati dall’Istituto nazionale di previdenza sociale (l’Inps).
Per limitarne l’uso disinvolto, il Governo – che pure si rifiuta di limitarne l’uso, ormai smodato – aveva deciso di introdurne la tracciabilità: l’impresa che acquista un voucher – che è utilizzabile entro 30 giorni – dovrebbe comunicare all’Inps, via sms o mail, nome e codice fiscale del lavoratore, il luogo della prestazione e la sua durata, un’ora prima che cominci l’attività lavorativa. Se l’azienda si esime da tale obbligo, la pena pecuniaria prevista varia da 400 a 2400 euro. L’obiettivo è presto detto: se devi attivare prima il voucher non puoi, ad esempio, attivarlo dopo – magari dopo un controllo o dopo un incidente.
E perché il Cdm ha scelto di rinviare la discussione? Ufficialmente per ragioni tecniche, limature. Sarebbe però stato proprio il premier Matteo Renzi, secondo quanto scritto dal Corriere della Sera e dal Sole 24 ore, a prendere la decisione. Anche per una questione politica, con l’occhio alle amministrative: per evitare possibili attacchi da parte del Movimento 5 Stelle, dalla minoranza dem, dalla sinistra e dai sindacati che considerano il testo troppo soft. A loro certo non sarebbe sfuggito che, per quanto riguarda il settore agricolo, la tracciabilità è peraltro più permissiva e blanda. Qualcuno avrebbe sicuramente rievocato gli ultimi scandali avvenuti soprattutto nel sud Italia – ma anche in Veneto, che è il primo utilizzatore di voucher – che hanno visto consumarsi gravi episodi di sfruttamento e caporalato – contro cui l’esecutivo ha appena firmato un protocollo.
Attendendo dunque questo minimo intervento di modifica, ricordiamo un po’ cosa sono i voucher.
Inizialmente strumento per il solo lavoro occasionale (fu il ministro Damiano, con Prodi, a vararli per i pensionati e gli studenti e per rispondere a una richiesta di manodopera per la raccolte in agricoltura), i voucher dovrebbero – nelle intenzioni del governo, che ne ha molto esteso l’utilizzo – mettere un freno al lavoro nero e rendere, situazioni lavorative difficilmente inquadrabili a livello contrattuale, «legali». Così non è, almeno non sempre. E proprio il numero uno dell’Inps, Tito Boeri ha messo in guardia il governo: i voucher di lavoro accessorio vengono spesso utilizzati per lavori continuativi e per nulla discontinui, che necessitano di altre tipologie contrattuali, e molte volte a fronte di pochi voucher viene pagata in maniera illecita la maggior parte delle ore lavorate.
Un po’ di numeri. Il 2015 ha visto un boom dell’uso dei voucher: 1.392.900 contro i soli 24437 del 2008. Uno su tre è andato ad un under 25. Lo sostiene il rapporto annuale dell’Inps. Circa il 10% dei precettori di tali buoni ha avuto un rapporto subordinato o autonomo con l’azienda. Inoltre solo lo 0,4% ha incassato un valore annuale di oltre 5000 euro, mentre il 64,8% ha incassato meno di 500 euro, mentre il 20% ha superato i 1000. La media di incasso per i percettori è di 633 euro.