Il braccio di ferro tra la Polonia e la Commissione europea si fa sempre più duro. Secondo Bruxelles, la riforma sulla corte costituzionale approvata dal governo nazionalista di Varsavia è un rischio sistemico per lo stato di diritto e la democrazia. E nel frattempo si celebra l'anniversario della prima costituzione polacca.

La Polonia celebra il 225 anniversario della sua prima costituzione. Approvata dalla Dieta il 3 maggio del 1791, la cosiddetta “costituzione di maggio” fu la prima Carta fondamentale in Europa e la seconda al mondo, dopo quella statunitense, a introdurre il principio moderno di monarchia costituzionale fondata sulla separazione dei poteri. I polacchi continuano a celebrare l’anniversario ma intanto la costituzione è cambiata più volte. E oggi più che mai il principio di separazione dei poteri è sotto attacco.

 

La premier polacca Beata Szydlo
La premier polacca Beata Szydlo

A Varsavia dunque c’è poco da festeggiare. Soprattutto con lo scontro frontale in atto tra la Commissione europea e il governo nazionalista di Beata Szydlo (del partito di destra Diritto e giustizia, Pis), che governa dallo scorso 25 ottobre grazie alla maggioranza assoluta ottenuta alle elezioni. In particolare, Bruxelles ha emesso un «monito formale» alla Polonia per la controversa riforma della Corte costituzionale, promossa dall’esecutivo e fortemente voluta dal presidente della Repubblica, Andrzej Duda, anch’egli membro del Pis, ma soprattutto dal leader storico e carismatico del partito, Jaroslaw Kaczinsky. Secondo il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, la riforma della Corte costituzionale rappresenta un «rischio sistemico» per lo Stato di diritto del Paese, in quanto limita il controllo di alcune leggi e impedisce alla Corte di operare efficacemente.

Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue
Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue

Il 1 giugno la Commissione europea ha compiuto un passo ulteriore, inviando a Varsavia un «parere sullo Stato di diritto», avviando per la prima volta in assoluto tale procedura verso uno Stato membro. È la prima volta che l’Unione Europea accusa uno dei Paesi membri di minare le fondamenta della democrazia e non rispettare lo Stato di diritto. La Polonia avrà due settimane per presentare le proprie osservazioni all’esecutivo europeo; se non venisse trovata una soluzione nel breve termine, il contenzioso potrebbe aggravarsi con l’approvazione di alcune sanzioni nei confronti di Varsavia, tra le quali la sospensione del diritto di voto all’interno del Consiglio Europeo. Il braccio di ferro tra la Commissione europea e l’esecutivo polacco dura da oramai da 5 mesi, e la possibilità di trovare un accordo è sempre più lontana.

Timmermans ha dichiarato che il dialogo continua e si è detto soddisfatto che la premier polacca, Beata Szydlo, sia «incline al confronto». Ma ha anche sottolineato di essere «freddo e lucido nel suo lavoro», e che «garantire il funzionamento dello Stato di diritto all’interno dell’Unione sia compito delle istituzioni europee e dei Paesi membri». Anche a Varsavia non si smorzano le critiche: Kaczinsky ha recentemente sostenuto che le indagini e le procedure aperte nei confronti della Polonia «violano il principio di autodeterminazione», e che sia impossibile per Varsavia «impugnarle di fronte alla Corte di giustizia Europea».

Jaroslaw Kaczinsky, ex Primo Ministro polacco
Jaroslaw Kaczinsky, ex primo ministro polacco

 

La riforma. Subito dopo le elezioni dello scorso autunno il Parlamento approvò una legge che permette al governo, tra le altre cose, di cancellare le nomine dei giudici della Corte costituzionale fatte dal governo precedente («la Corte costituzionale è il bastione delle cose che non funzionano» ha detto Kaczinsky commentando la riforma). L’esecutivo licenziò i 5 giudici eletti dal precedente governo di Piattaforma civica – di cui 2 vacanti per presunta incostituzionalità – per eleggerne altrettanti vicini al partito di governo. Il presidente della Corte Costituzionale, Andrezej Rzeplinsky, si rifiutò, in contrasto con il Capo dello Stato, di approvare tre nomine su cinque, concedendo loro di occupare solo i seggi rimasti in precedenza vacanti. Inoltre, la Corte costituzionale ha emanato un verdetto in base al quale la riforma sarebbe anti-costituzionale, verdetto che il Governo si rifiuta di pubblicare in Gazzetta ufficiale. Cosa che ha provocato una grave paralisi istituzionale.

Il Pis sta assumendo posizioni estreme su molti altri fronti. In primis c’è la volontà di rendere completamente illegale l’aborto, già fortemente regolamentato. In secondo luogo, in vista del vertice Nato di luglio, che si terrà a Varsavia, il governo chiede un aumento delle truppe dell’Alleanza Atlantica al confine orientale a causa delle tensioni con Mosca. In terzo luogo, è oramai un dato di fatto l’asse Varsavia-Budapest contro il piano Ue di ripartizione delle quote di migranti. Asse già manifestatosi in occasione del braccio del ferro con Bruxelles (Budapest ha dichiarato che porrà il veto se Varsavia venisse sanzionata dalla Commissione) e che potrebbe essere destinato a rafforzarsi nei prossimi anni, visto l’exploit dei partiti della ultra-destra negli altri Paesi dell’Unione, pronti a imitare il modello polacco.