È andato bene questo primo turno delle amministrative 2016 per il Movimento 5 stelle. Questo è certo. I dati di Roma e Torino rendono assolutamente marginale il fatto che complessivamente la performance sia poco omogenea e che a Napoli, ad esempio, Luigi de Magistris svuoti completamente il Movimento, lasciandolo sotto il 10 per cento, più alto dell’1,7 delle comunali del 2011, sì, ma lontanissimo dal 24,85 per cento delle regionali 2015 e dal 24,07 delle europee del 2014, registrato sul territorio comunale. A Roma Raggi stacca di dieci punti Giachetti; a Torino Chiara Appendino porta al ballottaggio Fassino, che dovrà ora blindare il voto moderato, sperando che sulla 5 stelle non si inneschi un voto politico, antirenziano.
Non so se è peggio #DiBattista che quasi minaccia #Orfeo, la gara a chi ha più inquisiti, o… Rondolino che disse pic.twitter.com/wWOTjaDNIK
— Michele Di Salvo (@micheledisalvo) 5 giugno 2016
Va meno bene invece – e anche questo è certo – per il Partito democratico di Matteo Renzi. Che per troppe ore, per dire, pensa di lisciare addirittura il ballottaggio a Roma, superato in alcune proiezioni da Giorgia Meloni. Sono le 3 passate quando Luciano Nobili, uomo macchina del candidato renziano, può uscire un po’ più rilassato e lanciare la sfida per il secondo turno: «Si riparte da zero», dice. C’è poi Sala a Milano che pareggia nei fatti e anzi si fa superare, a tratti, con il candidato fotocopia Parisi: sono entrambi poco sopra il 41 per cento. A Bologna poi Virginio Merola dovrà affrontare il ballottaggio, contro la Lega e con i 5 stelle quasi al 20 per cento. E non va benissimo neanche Piero Fassino, che si pensava potesse addirittura vincere al primo turno e invece dovrà affrontare una Chiara Appendino a pochi punti di distanza. Di Napoli è meglio non parlare, Valeria Valente arriva terza e lei, come tutti i dem escluso Fassino, sceglie la via del silenzio.
Le periferie nord di Torino nella sfida Fassino-Appendino preferiscono la seconda. #elezioniTorino #M5S @c_appendino @pierofassino
— AndreaGiambartolomei (@AGiambart) 6 giugno 2016
Complessa è invece la situazione nel centrodestra. Forza Italia a Roma ha fatto un risultato disastroso, meritandosi le accuse dei sostenitori di Giorgia Meloni, secondo cui la candidatura di Marchini sarebbe stata un assist a Giachetti: Marchini prende meno voti rispetto al 2013, ed è incredibile se si pensa che l’altra volta era veramente «libero dai partiti». Forza Italia a Roma vale ormai meno della sinistra radicale, dunque. Però poi a Milano, invece, la Lega di Salvini senza Forza Italia (che aumenta a Milano di 8 punti) non va da nessuna parte.
A destra invece, a sorpresa, Forza Italia surclassa la Lega Nord: 20 per cento vs 12 #ElezioniMilano
— Matteo Pucciarelli (@il_pucciarelli) 6 giugno 2016
Concedendoci infine un primo focus sulla sinistra, le notizie non sono così buone. E diremmo dunque le solite. Salvo Napoli (con il citato fenomeno De Magistris) e Bologna (con Martelloni che più modestamente oscilla tutta notte tra il sette e l’otto per cento), il risultato è magro. Fassina a Roma, Airaudo a Torino (soprattutto, lui che era convinto di toccare l’8 per cento, ed è a meno della metà), e Rizzo a Milano sono tutti sotto il 5 per cento. Loro e le liste collegate. Interessante per Left è però il dato di Cagliari. L’uscente Massimo Zedda vince infatti al primo turno, lui e il centrosinistra vecchia alleanza. Vecchia alleanza e vecchio candidato, senza deriva manager, senza Sala insomma. Ma anche senza Renzi né eccessi antirenziani.
Alla fine @massimozedda spazza via le strategie di @matteorenzi #MaratonaMentana
— Salvatore Cannavò (@scannavo) 6 giugno 2016