Il senatore del Vermont prepara la sua partecipazione alla convention: giovedì un messaggio e un raduno dei suoi a Chicago. Obama contro Trump, i repubblicani prendono le distanze dalle frasi anti-musulmani

Sanders e Clinton si parlano, dopo mesi di confronto è una notizia. Arriva dopo la vittoria della ex senatrice di New York nelle ultime primarie della stagione, quelle della capitale federale Washington DC. E proprio in città, a due passi dalla Casa Bianca, i due hanno avuto un incontro di 90 minuti al termine del quale non hanno detto nulla ai cronisti.
Poche ore prima, il senatore del Vermont che ha sorpreso l’America con i milioni di voti presi attorno a una candidatura indipendente e molto a sinistra della tradizione democratica degli ultimi decenni, aveva ribadito la sua volontà di andare alle convention per portare una ventata di novità. Durante una conferenza stampa aveva detto: «Porteremo tra i 1.900 e i 2.000 delegati a Philadelphia, e lasciate che vi dica quello che vogliono. Vogliono vedere il partito democratico trasformato. Vogliono vederlo confrontarsi con i ricchi e potenti, e lottare per le persone che stanno male». La campagna del senatore del Vermont ha annunciato un videomessaggio sul futuro della battaglia politica intrapresa per giovedì: come si va avanti e si cambiano i democratici? Questo weekend a Chicago circa 2500 persone si vedranno per organizzare il dopo primarie 2016 della sinistra democratica.
Le campagne dei due candidati alle primarie hanno fatto sapere che alcuni dei temi cruciali per Sanders sono stati toccati durante l’incontro con Clinton, la quale è già in assetto da battaglia contro Trump. Salario minimo a 15 dollari, sanità su un modello europeo tra i temi che Sanders chiede di mettere all’ordine del giorno. Possibile che su alcune questioni, dalla riforma dell’immigrazione, su quella della polizia e della giustizia, al salario minimo si trovino intese. Non sulla sanità. Il tema spinoso, sono probabilmente le banche e la finanza. È quello che aleggia negli Usa da Occupy Wall Street in poi, è quello che ha portato molti americani a votare Sanders. Cosa avrà da dire Clinton? Saprà rompere con l’ortodossia che spinse il marito presidente ad abolire il Glass-Steagal Act, la legge che separava le banche d’affari da quelle commerciali e che è alla base della bolla finanziaria che ha portato alla crisi del 2007? Questo è un tema interessante e da osservare con attenzione. Se come e quanto Clinton saprà rispodere su questo è il vero grande tema attorno al quale capiremo se la gente che ha seguito Sanders non solo voterà Clinton, ma si darà da fare per eleggerla presidente.

Lo scontro Obama-Trump, i mal di pancia repubblicani

A dare una mano a Hillary ci hanno pensato in queste ore sia Obama che Trump. Il secondo con la sua serie di sciocchezze in fila dette dopo la strage di Orlando. Dopo essersi complimentato con se stesso per aver espresso posizioni anti-islamiche, aver criticato il presidente e aver accennato che lo stesso «o non capisce o capisce meglio di tutti», il candidato repubblicano si è visto sparare addosso da diverse figure di primo piano del partito che punta a rappresentare. Lo speaker della Camera Ryan ha preso le distante per la seconda volta dalle frasi inappropriate sui musulmani d’America. Almeno sei senatori, quelli che si occupano di questioni di intelligence e politica estera hanno detto che Trump sbaglia: fa allontanare per sempre i musulmani dal partito (sono l’1% della popolazione, destinata ad aumentare) e contribuisce alla propaganda e al reclutamento. Insomma un disastro: molti hanno paura di non essere rieletti e prendono le distanze da TheDonald.
Sul tema abbiamo visto anche un Obama furioso: con un discorso su Isis e Orlando, il presidente ha parlato di Trump senza nominarlo (nel video qui sotto dal minuto 12.30): «Mi dicono che non uso la definizione Islam radicale e che questo sia grave. Ora qualcuno mi spieghi che policy è questa, cosa cambierebe di preciso! Sconfiggeremmo l’Isis se usassi quella formula? È una strategia militare che porterebbe più alleati contro il terrorismo? Niente affatto…questo è posizionamento politico». Obama, che appariva furioso con Trump, ha ricordato di come e quando, dopo l’11 settembre, l’aver scelto la strada dell’estremismo (torture, Patriot Act) abbia reso l’America peggiore.


Perché Obama non usa la formula Islam radicale ma radicalismo islamico?
Semplice: non vuole che si confonda una parte con il tutto. Non è l’Islam a essere radicale, ma una parte dei musulmani e visto che l’odio anti-Islamico, l’islamofobia sono parte integrante della propaganda dell’Isis (ci odiano, dobbiamo combatterli), dare strumenti di propaganda al nemico, è considerato un errore.


Il discorso di Obama è un chiaro segnale di come e quanto il presidente possa fare contro il repubblicano: questa settimana era prevista la prima apparizione pubblica assieme a Clinton, cancellata dopo Orlando. Ma il tono è segnato: Obama picchierà su Trump con forza e, visto che è un oratore niente male, con efficacia. I risultati si cominciano a vedere: in due sondaggi consecutivi il vantaggio di Clinton aumenta, l’ultimo sondaggio Bloomberg parla di 12 punti percentuali. E l’inchiesta è stata fatta prima di Orlando.