Oggi un video del New York Post sulla morte del capo comunicazione del Mps ha fatto il boom in rete. Senza dire nulla di nuovo. Ma il 25 giugno giorno clou per l'inchiesta

«Quel video del New York Post, non dice nulla di nuovo. Il filmato noi lo conoscevamo bene. E quei due uomini che si avvicinano al corpo di David non sono degli sconosciuti, ma Giancarlo Filippone e Bernardo Mingrone. Con uno di loro mi ero trovata insieme nell’ufficio di David là sopra». Così Carolina Orlandi figlia di Antonella Tognazzi, la vedova di David Rossi commenta il video che oggi ha fatto il boom in rete, rilanciato anche dal Corriere.it. Alcune ore in cui le immagini choc hanno fatto il giro del web. Ma senza alcuna novità. Quel video – con frame tagliati – è lo stesso in possesso degli inquirenti e che la famiglia con il suo legale aveva già visionato. Ma se l’informazione oggi non ha fatto una gran bella figura, perché è mancata la verifica, tuttavia il problema – e cioè come è morto David Rossi – rimane, eccome.

Carolina è in prima linea insieme alla madre per chiedere giustizia e conoscere la verità sulla morte del giornalista senese, responsabile della comunicazione del Monte dei Paschi, che nella notte del 6 marzo 2013 venne trovato senza vita in un vicolo dopo una caduta dalla finestra del suo ufficio. Una morte liquidata subito come suicidio, nonostante ci fossero molti interrogativi sollevati invano dalla famiglia. Quasi due anni di attesa e tante polemiche, mentre i vertici di uno dei più importanti istituti bancari al mondo venivano coinvolti in vicende giudiziarie. Il 16 novembre 2015 la Procura di Siena decide però di accettare la richiesta di riapertura delle indagini presentata dalla vedova Antonella Tognazzi con l’avvocato Luca Goracci. Nuove perizie (grafologiche, medico-legali e dinamico-fisiche) presentate dal legale potrebbero gettare una luce diversa su quelle ore del 6 marzo che David trascorse nel suo ufficio. Intanto, anche Siena reagisce. La città che all’inizio era rimasta inerte di fronte alla scomparsa di un professionista conosciuto e stimato, il 6 marzo scorso, scende per le vie del centro nel corteo silenzioso che è aperto da uno striscione che chiede la verità su David.

Dopo un mese, ad aprile scorso, sul corpo di David è stata effettuata una nuova autopsia i cui risultati ancora non sono noti. Ma sabato prossimo, 25 giugno, forse un altro tassello verrà aggiunto al quadro tutto da chiarire sulla dinamica della sua morte. Verranno infatti effettuati sia la simulazione della caduta che un sopralluogo nel suo ufficio. Tanti i dubbi che rimangono. Quel famoso filmato girato da telecamere di videosorveglianza presenta ancora aspetti che alla famiglia sembrano oscuri. «Come il tempo effettivo dell’ora segnata nell’orologio: mancherebbero sei minuti. Oppure un’ombra che si vede in fondo al vicolo che è un po’ offuscata», dice Carolina Orlandi. Interrogativi. E risposte che ancora non ci sono. Fare chiarezza, invece è importante, come aveva detto a Left Antonella Tognazzi, prima della marcia silenziosa del 6 marzo. «Io sento e cerco di far capire a tutte le persone, che è vero, è un’immane tragedia personale ma in realtà è l’espressione di un sistema malato. A me ha tolto la persona amata ma a Siena molte persone sono state danneggiate, nella città la situazione è terribile. David è una vittima, ma lo è anche la città».

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.