L’Italia è tradizionalmente un Paese compassionevole. Saranno i 50 anni di Democrazia Cristiana, la sinistra forte e solidale, il passato quasi recente di emigrazione e grande povertà. O tutte queste cose messe assieme. Bene, a giudicare dai dati raccolti dal Pew Research Centre, la crisi economica e quella dei rifugiati stanno trasformando nel profondo le opinioni degli italiani. Il rapporto dal titolo Gli europei guardano al mondo divisi tra loro è un mega sondaggio in dieci Paesi e ci racconta alcune cose di noi e di altri cittadini europei.
Prendiamo la prima domanda “Il mio Paese dovrebbe: a) occuparsi dei propri problemi e lasciare che gli altri si occupino dei loro; b) Aiutare gli altri Paesi a occuparsi dei loro problemi” , che segnala una volta di più quanto la preoccupazione per il futuro cancelli la voglia di pensare agli altri. A questa domanda, infatti, gli italiani rispondono nel 67% dei casi che è meglio occuparsi dei fatti propri, più isolazionisti solo ungheresi e greci. Gli ultimi hanno tutto sommato qualche argomento, noi e gli ungheresi molto meno. Sul fronte opposto svedesi, tedeschi e spagnoli, che pensano in maggioranza che sia importante aiutare gli altri. La sorpresa è quella spagnola, visto che i primi due Paesi stanno meglio e reggono bene alla globalizzazione. Sarà un caso se la crisi in Spagna ha prodotto gli Indignados e Podemos (e persino Ciudadanos, partito di centrodestra ma che guarda al futuro).
Impressiona anche la divisione delle opinioni sulla base della propensione politica. Le persone che si autodefiniscono di sinistra (da democratico in poi, quindi) ritengono che sia necessario badare ai fatti del proprio Paese nel 61% dei casi, contro il 21% dei tedeschi, il 34% degli spagnoli, il 34% dei britannici, il 48% dei francesi. Di nuovo, peggio di noi solo Grecia, Ungheria e Polonia. Le persone di centrodestra destra tedesche e spagnole sono più multilateralisti di quelli di sinistra italiani.
Gli italiani, assieme a greci, spagnoli, francesi e britannici, sono anche tra coloro che vedono l’influenza del loro Paese ridimensionata dall’Europa e dalla crisi. Rispetto a 10 anni fa il 52% ritiene che abbiamo perso peso, i tedeschi la pensano così nell’11% dei casi.
Il paradosso di questa risposta, e anche della prima, è che gli italiani vorrebbero una Unione europea più attiva nel 77% dei casi. Il nostro, forse, non è anti-europeismo in senso stretto, ma delusione. Più coerenti i britannici che tra pochi giorni si esprimeranno sulla loro permanenza nell’Unione: il 55% vuole un Ue più attiva. Comunque un risultato sorprendente. Nel complesso il 90% degli europei vuole un ruolo attivo.
Sui rifugiati l’attitudine degli italiani è pessima: il 65% ritiene che si tratti di una minaccia tra le più gravi. Un’opinione simile ce l’hanno polacchi, greci e ungheresi. Il bello è che, a parte gli ungheresi, che hanno visto aumentare la popolazione immigrata dell’1,5%, negli altri Paesi non è successo nulla (come potete vedere nel grafico qui sotto, l’Italia vede un aumento dello 0,1%). Sono la quotidianità degli sbarchi, la cattiva informazione e la pessima politica che creano queste opinioni.
Veniamo alla Brexit, che non c’entra con gli italiani, ma è cruciale per il futuro dell’Europa. Cosa pensano i britannici dell’Europa? La divisione tra chi è cresciuto in anni in cui il Regno Unito era fiero e lontano, custodiva geloso le sue abitudini, la guida a sinistra e le code alla fermata degli autobus e chi è nato dopo che i trattati europei erano entrati in vigore, è grande: il 51% dei giovani sotto i 34 pensa che alcuni poteri debbano essere restituiti ai governi nazionali, contro il 73% degli over 50; il 42% dei giovani pensa che la Gran Bretagna debba farsi gli affari propri e lasciare gli altri ai loro, gli over 50 che la pensano così sono il 59%.
L’opinione sull’Europa varia molto anche in altri Paesi. Qui sotto due grafici tratti da un altro rapporto del Pew pubblicato in questi giorni che indicano come l’opinione pubblica sia cambiata negli anni (Italia -20% in 10 anni).
Questo grafico illustra invece le differenze tra l’opinione pubblica giovane e quella più anziana. L’Italia è l’unico tra dieci Paesi indagati dove i giovani sono più contrari all’Ue dei vecchi. Pessimo segnale.
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Sulla Brexit trovate un reportage da Dover, dove immigrazione e conservatorismo trascinano il Sì, un’intervista a Vincenzo Visco sulle conseguenze economiche, un’analisi sulla situazione politica di Dario Castiglione e il punto da Londra di Massimo Paradiso