Chiara Appendino, 32 anni, 5 stelle, nata a Moncalieri, buoni studi, è la vera novità emersa dai ballottaggi. L’hanno votata torinesi di sinistra e di destra, oltre, naturalmente, ai 5 stelle. Negli ultimi giorni, 25mila torinesi hanno ritirato il certificato per poter andare a votare.
Tra il primo e il secondo turno Piero Fassino, sindaco uscente, ha racimolato solo 8mila voti in più, Chiara Appendino ben 90mila. Eppure Torino non ha vissuto niente di simile a Mafia Capitale, né Fassino è stato mai tirato dentro un qualche scandalo. No, i torinesi hanno voluto bocciare Renzi, quel suo modo scomposto di corteggiare Marchionne, la sua narrazione scioccamente ottimista, mentre la città si sentiva ferita: troppi giovani disoccupati, troppi lavoratori poveri.
«Torino si è liberata – dice Marco Revelli – della cappa di ipocrisia che la opprimeva». Il centrodestra, politicamente irrilevante e perciò escluso dal secondo turno, ha votato a sua volta Appendino, intendendo punire il premier. Muove da Torino (lo scrive Gramellini) «una rivoluzione contro l’Ancien Régime», di cui l’ex rottamatore è diventato il garante.
Ora Renzi ha la quasi certezza che perderebbe, contro un 5 stelle, nel ballottaggio previsto dall’Italicum. Dovrebbe cambiare politica e legge elettorale, rinunciare al referendum come plebiscito sulla sua persona, dovrebbe dismettere la spocchia e cercare di coprirsi a sinistra, magari con Pisapia. Non lo farà: dopo due anni e mezzo da segretario e premier appare già prigioniero dei suoi stessi errori.