Oggi è la giornata mondiale del rifugiato, le foto qui sopra vengono da Idomeni, dall’Indonesia, da Gaza (dove l’artista cinese Ai Wei Wei ha girato un documentario). È un anno speciale, questo, come lo scorso: i rifugiati sono al centro del dibattito politico europeo e sono una delle grandi crisi che in mondo (non l’Europa) deve affrontare. I numeri dell’Unhcr sono inequivocabili: milioni sono in fuga, in ogni angolo del pianeta, e la maggior parte non è nemmeno uscita dal suo Paese, ma vive lontano dalla sua casa.
65,3 milioni sono rifugiati, sfollati e richiedenti asilo, le domande di asilo in Europa nel 2015 sono state poco più di un milione e 300mila, 476mila di questi hanno chiesto asilo in Germania.
I Paesi da cui provengono i rifugiati sono principalmente Siria (4,9 milioni), Afghanistan (2,7), Somalia (1,1), pari al 54% del totale. Poi ci sono gli eterni campi profughi palestinesi in Libano e Giordania, che sono ormai divenute città. Il rischio enorme, se non si mette fine al conflitto siriano, è che altri milioni di persone si trovino a vivere in quelle condizioni. Poi ci sono i Paesi che non seguiamo, che ci interessano meno: i Paesi che confinano con la Niugeria, ad esempio, ospitano quasi 200mila persone. Poi ci sono il Sud Sudan, l’Etiopia, l’Eritrea e, più di recente, il Gambia, dove una stretta del regime ha prodotto un nuovo flusso di persone in fuga.
Da due anni, guardando le immagini di Lesbos, Idomeni, Lampedusa, Ventimiglia, Calais, parliamo di invasione. Alcuni partiti fanno dell’invasione la loro cifra, lo strumento per guadagnare consensi. Bene, i 5 Paesi che si trovano ad affrontare la crisi dei rifugiati in maniera più urgente e drammatica non sono in Europa. Li vedete qui sotto. E la Turchia, che pure usa strumenti di controllo e gestione dell’emergenza che sono brutali e inaccettabili, è il Paese che davvero può parlare di emergenza e invasione.
I rifugiati in Europa tra 2014 e 2015, secondo l’Eurostat: l’Ungheria è il Paese che ne ha accolti di più pro-capite, poi Svezia e Austria. I dati sono falsati dall’apertura e chiusura delle rotte: le domande in Ungheria sono causate da questo, le poche domande in alcuni Paesi come la Gran Bretagna, hanno la stessa motivazione, all’inverso (frontiere chiuse). Del totale mondiale solo il 6% delle persone in fuga sono accolte in Europa.
Una breve animazione di Medici Senza Frontiere che ci ricorda come, oltre all’anno dei rifugiati, questo sia anche l’anno dei muri e delle chiusure. Sappiamo dell’Ungheria, spesso ci dimentichiamo della lontana Australia, che ha una politica di chiusura grave e incivile