Quanti immigrati? Quanto costa l'Europa? I britannici hanno un'idea sbagliata. Il risultato del referendum dipende molto da chi, dove e quanti andranno a votare: Londra e Scozia, giovani e donne per il No, Inghilterra, anziani e maschi per il Sì

Oggi i quotidiani britannici titolano in maniera divergente: da “il giorno del giudizio” di The Times a Il giorno dell’indipendenza del tabloid sparato sull’uscita The Sun. Il rivale Daily Express titola invece: “Non fate un salto nel buio”. Qui sotto una rassegna.

 

Immigrazione e spesa: una percezione falsata della realtà

Il pubblico britannico non si è potuto fare un’idea di quel che è in gioco. Segno che i media non hanno fatto un buon lavoro. La percezione dei britannici su alcuni fenomeni è piuttosto diversa dalla realtà delle cose. Un’indagine Ipsos segnala infatti come su immigrazione, costi dell’Europa, pressione degli immigrati sui costi del welfare, i cittadini britannici abbiano un’idea sbagliata. Due esempi: i britannici pensano che la popolazione immigrata che risiede nel Regno Unito sia intorno al 15%, la verità è che gli immigrati sono il 5%. La maggioranza ritiene che la Gran Bretagna sia tra i primi contribuenti all’Unione europea e ritiene – correttamente – che Londra prenda meno di quanto versi a Bruxelles. La verità è che il Regno Unito è il quarto contributor dopo Germania, Francia e Italia. Stessa percezione sbagliata se parliamo del peso degli stranieri sul welfare britannico, così come, nella testa degli elettori, si esagera la percentuale di spesa in burocrazia del budget dell’Unione europea (i britannici ritengono sia il 37%, è il 6%).

United Kingdom Independence Party leader, Nigel Farage, arrives to cast his vote in Biggin Hill, south eastern England, Thursday, June 23, 2016, as voters head to the polls across the UK in a historic referendum. Voters in Britain are deciding Thursday whether the country should remain in the European Union — a referendum that has exposed deep divisions over issues of sovereignty and national identity. (Gareth Fuller/PA via AP) UNITED KINGDOM OUT NO SALES NO ARCHIVE
Nigel Farage ha votato (Gareth Fuller/PA via AP)

Britain's Labour Party leader Jeremy Corbyn smiles as he arrives to cast his vote in the EU referendum at a polling station in Islington, London Thursday June 23, 2016. Voters in Britain are deciding Thursday whether the country should remain in the European Union. (Daniel Leal-Olivas/PA via AP) UNITED KINGDOM OUT - NO SALES - NO ARCHIVE
Anche Jeremy Corbyn

Un rapporto oscillante con l’Europa

Storicamente, la voglia di Europa della Gran Bretagna non è mai stata enorme. La serie storica è fatta di grandi oscillazioni. Nel 1977 il 56% voleva rimanere, nel 1980, un anno dopo l’elezione di Margaret Thatcher, i filo europei erano solo il 29%, 10 anni dopo il 68% voleva rimanere, nel 2000 il 43%.

Chi e quanti andranno a votare?

Questa è la domanda cruciale: più giovani vuol dire più voti per l’Europa, più anziani il contrario. Tradizionalmente le persone più adulte votano di più, ma cosa succederà stavolta? I londinesi sono in gran maggioranza per il No, così come scozzesi e gallesi. Le altre regioni d’Inghilterra tendono a essere favorevoli all’addio all’Unione europea. Le donne sono a favore del Remain in lievissima maggioranza, chi ha studiato anche. Chi segue la politica preferisce rimanere in Europa, chi non la segue granché vuole lasciare. I sostenitori del Labour sono in gran maggioranza a favore dell’idea di far parte di un consesso più ampio di Stati, conservatori e Ukip vogliono uscire.

Se voleste fare una previsione del risultato, ecco un bel quadro interattivo con il quale giocando su chi vota e quanti votano – e utilizzando i dati raccolti da YouGov in questi mesi – si prevede il risultato (il link è nella foto qui sotto)

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