Chiara Mezzalama ci racconta l'ultima manifestazione contro il jobs act francese. Un corteo blindato che ricorda il G8 di Genova. «E subito un senso di angoscia mi assale, nonostante il sole che splende e l’atmosfera allegra che c’è»

Il percorso l’avevo fatto qualche settimana fa per guardare la piena della Senna: Place de la Bastille, Canal de l’Arsenal, 1,6 chilometri, venti minuti circa di cammino a passo rapido. È l’itinerario proposto dal governo francese per la manifestazione sindacale del 23 giugno contro la loi travail, dopo ridicoli tentennamenti e la minaccia di negare il diritto di manifestare. Tutti gli accessi alla zona finalmente autorizzata sono blindati da cancelli di ferro e camionette della polizia. Per entrate bisogna accettare una perquisizione: niente foulard, caschi, occhiali di protezione. Due signore si fanno fotografare davanti a un cartello appeso sulle griglie “C’est pas une manif, c’est un zoo”, non è una manifestazione, è uno zoo. Un luogo dove rinchiudere il dissenso.

Le immagini di quelle griglie mi fanno tornare alla mente il G8 di Genova, e subito un senso di angoscia mi assale, nonostante il sole che splende e l’atmosfera allegra che c’è in piazza. Il corteo sindacale inizia la marcia che per forza di cose assomiglia più a una passeggiata, una balade, come si direbbe da queste parti. 2000 CRS sono stati mobilitati e infatti sono ovunque. Ogni tanto sbarrano la strada, costringendo il corteo a fermarsi sotto un sole cocente, con il chiaro intento di dire: siamo noi che guidiamo il gioco. Alcuni sono appostati lungo il bordo del canale, come temessero l’arrivo dall’acqua di chissà chi. Non so se c’è più da ridere o da piangere. A un certo punto i CRS sbarrano di nuovo la strada, un uomo sulla sessantina fa il gesto brusco di voler passare. Basta questo per far alzare i manganelli, la tensione è forte, l’uomo protesta “non sono un vostro prigioniero” dice, “lasciatemi passare”. Lo bloccano fisicamente, lui insiste “stiamo manifestando anche per voi, non contro di voi”. Mi accorgo che l’uomo ha paura, sta tremando violentemente, i CRS sudano nelle tute nere corazzate, “e allora resti al suo posto” dice uno di loro. Il servizio d’ordine della CGT interviene per evitare incidenti, poco dopo il corteo riprende.

Basta un soffio per far scoppiare il casino, questo è il risultato della politica di governo che ha scelto di delegare alle forze dell’ordine la gestione del conflitto, di usare l’état d’urgence come risposta al malcontento crescente, più del 60 percento della popolazione è solidale con la protesta che scuota il Paese da mesi. Il governo appare sempre più isolato, disconnesso dalla realtà. Molti dei cori in piazza sono contro il Partito socialista. Manca meno di un anno alle presidenziali…

Il corteo lentamente avanza e ha quasi compiuto il suo breve itinerario. Sulla piazza, davanti all’Opéra Bastille un cordone di polizia blocca un folto gruppo di gente, si sente della musica, sono i Nuit Debout, con l’orchestre debout. Suonano e cantano. La polizia apre il passaggio permettendo il ricongiungimento delle due estremità del corteo, e sono applausi, e fischi e canti, un movimento liberatorio. Il prossimo appuntamento è per il 28 giugno, giorno in cui la legge dovrebbe essere approvata in Senato.