Oggi consegnate le chiavi ai vigili urbani. La sindaca Raggi si è impegnata pubblicamente a salvare il centro ma nell'immediato non ha potuto fare nulla. A rischio la documentazione su 2000 donne

Battuta d’arresto per i centri antiviolenza a Roma. Chiuso il Casale Rosa. Questa mattina alle 10,30 sono arrivati i vigili urbani e i referenti del Comune a cui le responsabili del servizio Sos Donna h24, gestito dalla cooperativa Befree, hanno consegnato le chiavi. Il bando è scaduto e non c’è stata alcuna proroga, come invece aveva stabilito il prefetto Tronca per altri centri che però sono case rifugio, ospitano cioè le donne vittime di soprusi o di atti di violenza da parte del proprio partner. Ma se Sos Donna – che ormai da anni ha creato una rete con istituzioni, forze dell’ordine e ospedali – per il momento chiude, ha un futuro traballante anche l’altro centro, lo storico Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, al centro di una vertenza Regione-Comune.

Venerdì, dopo ore di protesta e mobilitazione in Campidoglio con striscioni e flash mob, la sindaca Virginia Raggi ha incontrato una delegazione di donne responsabili di associazioni e cooperative sociali che gestiscono sportelli e centri antiviolenza capitolini a rischio chiusura. «Virginia Raggi si è impegnata pubblicamente per salvare Sos Donna e per rifare bandi scaduti. Ha chiesto la documentazione relativa a tutti i centri», afferma Angela Ammirati di Befree. L’impressione, dopo l’incontro, è stata positiva, raccontano le donne dei centri,  la sindaca ha detto «che i centri antiviolenza non vanno chiusi» anche se nell’immediato avrebbe potuto fare poco. All’incontro erano presenti tra associazioni e cooperative Befree, Una stanza tutta per sé, Lucha y siesta, Dalia, Donna Lisa. «Il Comune di Roma non ha idea del patrimonio che ha, noi invece siamo consapevoli del patrimonio che rappresentiamo per le donne», ha detto una operatrice dopo l’incontro. Come appunto Casale Rosa, in via Grottaperfetta, alla periferia di Roma, un luogo che è diventato, come dice Oria Gargano, presidente di Befree un «centro di mediazione sociale» con il territorio, grazie ai laboratori per i bambini e agli eventi culturali e d’incontro che vi sono organizzati. Sos Donna h 24 esiste da sei anni e dall’agosto del 2014 ha sede in questo bel casale dal colore rosa. Adesso, chiuso il servizio, le donne che venivano seguite sono state indirizzate agli altri due sportelli di Befree, lo storico Sportello Donna all’ospedale San Camillo e l’altro, al centro di Torre Spaccata.

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Ma se il Casale Rosa per il momento è chiuso, rimangono aperti dei problemi notevoli, come spiega Emanuela Donato, responsabile di Sos Donna. «Là dentro sono rimasti i dati sensibili, le relazioni relative a 2000 donne che abbiamo seguito in passato e che stiamo seguendo tuttora. La preoccupazione è che questo materiale, importante anche per vicende giudiziarie in corso per le quali noi veniamo periodicamente convocate nei tribunali, possa essere a rischio». Adesso la responsabilità della custodia è del Comune, visto che il servizio è comunale, questo tengono a precisare le responsabili di Sos Donna che hanno firmato in questo senso un verbale. Ma in caso di occupazione dei locali – il casale era stato in precedenza occupato – da parte di esterni, cosa accadrà di tutto quel materiale?

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.