Par tibi, Roma, nihil (nulla è comparabile a te, Roma) è il titolo della mostra, realizzata a partire da un'idea di Monique Veaute e curata da Raffaella Frascarelli, per unire arte antica e opere contemporanee nella splendida cornice del foro Palatino

Par tibi, Roma, nihil. Niente è comparabile a te, Roma. Quando, alla vista della Capitale e delle sue rovine, Hildebert de Lavardin pronunciò queste le parole era su per giù il 1100. Oggi, alla vista dello stesso spettacolo, qualsiasi viaggiatore giunto nell’Urbe potrebbe dire la stessa cosa. E Par tibi, Roma, nihil è anche il titolo della mostra, realizzata a partire da un’idea di Monique Veaute e curata da Raffaella Frascarelli, per unire arte antica e opere contemporanee nella splendida cornice del foro Palatino. Proprio fra le monumentali rovine che un tempo costituivano il cuore vibrante della Città eterna, infatti, sarà possibile, fino al 18 settembre, imbattersi nelle installazioni di 36 artisti contemporanei fra i quali spiccano i nomi di Kounellis, Chen Zhen, Buren, oltre a quelli di esponenti più giovani come Vascellari, Senatore, 
Arena e di grandi autori internazionali come Khader Attia, Michal Rovner, Pascale Marthine Tayou.
L’esposizione inoltre è anche l’occasione per offrire al pubblico un’anteprima della 31esima edizione del Romaeuropa Festival che, con la direzione artistica di Fabrizio Grifasi, da settembre a novembre, regalerà nuova vita ai luoghi simbolo della Capitale grazie ad una serie di eventi. Arti visive, musica, teatro e performance invaderanno spazi spesso dimenticati dalla collettività e vissuti ormai più come uno sfondo molto suggestivo che come qualcosa di ancora vivo e carico di una memoria capace di trascendere le epoche.

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Death of the monument, Marko Lulic – ph. Luciano Mandato

Il progetto Patrimonio storico e creazione contemporanea, nel quale rientra anche Par tibi, Roma, nihil ha infatti l’obiettivo di riuscire a riavvicinare i lembi della storia e fondere in un unico scenario senza tempo la bellezza di oggi e di ieri, coinvolgendo quanto più possibile i visitatori.

David Crossing the Moon, Pascale Marthine Tayou; courtesy Galleria Continua - ph. Luciano Mandato
David Crossing the Moon, Pascale Marthine Tayou; courtesy Galleria Continua – ph. Luciano Mandato

Kounellis
Kounellis

Promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma che ha ideato il progetto congiuntamente con la Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura, in collaborazione con Nomas Foundation, la mostra offre inoltre l’occasione per aprire spazi chiusi da tempo al pubblico: lo Stadio Palatino e il peristilio inferiore della Domus Augustana, cui si aggiungono la terrazza e le Arcate Severiane e, per la prima volta oggetto di un intervento artistico, l’area della Meta Sudans, tra l’Arco di Costantino e il Colosseo.

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Personale è politico, Valerio Rocco Orlando courtesy Galleria Tiziana di Caro, Napoli – ph. Luciano Mandato

L’impatto sullo spettatore in effetti è impressionate. Ci si trova immediatamente immersi, e parte attiva soprattutto grazie alle performance, di un dialogo costante fra il monumentale passato della Roma capitale dell’impero, il presente e il futuro. «Le opere della collezione Nomas – spiega la curatrice Raffaella Frascarelli – dialogano con l’identità di Roma, in bilico tra la suggestione dell’antico e le contraddizioni socio-politiche generate dalla trasmissione e mutazione della sua immagine. Al centro del dibattito critico l’appropriazione della memoria storica, la manipolazione ideologica delle masse operata dall’arte antica, la creazione di un mito del potere, la dittatura attiva della religio, la strutturazione di Lex e Ius, il paradosso globale e le contraddizioni dell’eredità culturale. Un viaggio di dissenso all’interno del mito di Roma, una rilettura anarchica dei dispositivi di stratificazione della storia, un’esperienza di self-education che induce lo sguardo a un ruolo attivo, dischiudendo prospettive aperte a un consumo culturale consapevole e critico».

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L’impatto sullo spettatore in effetti è impressionate. Ci si trova immediatamente immersi, e parte attiva soprattutto grazie alle performance, di un dialogo costante fra il monumentale passato della Roma capitale dell’impero, il presente e il futuro


Ad attivare letteralmente i visitatori, trasformandoli quasi in novelli Indiana Jones, è sicuramente anche il progetto artistico di Nico Vascellari che spiega: «Concepisco gli spazi della mostra come un punto di partenza per creare un tragitto con il quale percorrere Roma durante tutto il periodo della mostra Ogni giorno infatti preleverò un qualcosa dai luoghi della mostra per portarlo e nasconderlo in un luogo della città che verrà svelato sulle mie pagine social (www.instagram.com/nicovascellari www.facebook.com/vascellarinico). C’è tempo fino alle 24 del giorno in cui ciascun oggetto è stato nascosto per rivendicare al mio studio la scoperta. Una volta ricevuta questa rivendicazione l’oggetto verrà autenticato come mia opera che diverrà di proprietà di chi l’ha trovato. Il progetto è pensato per estendere a tutta la città il luogo e il tempo della mostra e rinnovarne continuamente attenzione e presupposti».

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A tracciare un fil rouge tra ieri e oggi sarà anche “Palamede, la storia” lo spettacolo di Alessandro Baricco con Valeria Solarino, in scena dal 4 – 9 luglio proprio allo Stadio di Domiziano al Palatino e sempre inserito all’interno delle iniziative che preannunciano il Romaeuropa Festival.

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Palamede, La Storia. Di e con Alessandro Baricco. Produzione Elastica srl. Foto di Giacomo Maestri-001
Alessandro Baricco

Per realizzare lo spettacolo Baricco ha scavato come un archeologo fra testi antichi e testimonianze, riportando alla luce la straordinaria storia di Palamede, eroe della guerra di Troia quasi del tutto dimenticato dalle cronache ufficiali e soprattutto completamente cancellato dalla più famosa di queste: l’Illiade di Omero. «Pochi lo sanno – racconta lo scrittore – ma Palamede è il nome di uno degli eroi achei che andarono ad assediare Troia. Io non l’avevo mai sentito prima di mettermi a studiare l’Iliade per portarla a teatro, anni fa. In mezzo a tutte quelle storie indimenticabili mi capitò di incontrare la sua. Era talmente pazzesca che l’ho tenuta da parte per anni e poi mi son messa a studiarla sul serio: alla fine ne ho fatto un spettacolo teatrale che ho intitolato Palamede, l’eroe cancellato. L’ho fatto per un teatro molto particolare, l’Olimpico di Vicenza: là dentro era come un orologio che ticchettava senza errori. In teoria era quel Palamede che si era pensato di portare al Palatino. Poi però ho visto il posto: magnifico, solenne, vagamente magico. Ora: io, riguardo a posti come quelli ho una mia idea. Sono come enormi e antichissimi strumenti musicali: non bisogna andare a farci il teatro, bisogna suonarli. Che poi vuol dire partire da come sono fatti loro e cercare di farli risuonare con qualche storia, o visione, o magia. Quindi ecco quello che succederà: porteremo la storia di Palamede nello Stadio di Domiziano, e cercheremo di far suonare quei muri. Si tratta di far accadere la storia».

«Io, riguardo a posti come quelli ho una mia idea. Sono come enormi e antichissimi strumenti musicali: non bisogna andare a farci il teatro, bisogna suonarli».

Alessandro Baricco, scrittore

E ad aiutare Baricco in questa magia “orchestrale” Valeria Solarino che sulla scena trasformata in un teatro sacro in cui gli spettatori sono una comunità, evocherà fantasmi e figure mitologiche che hanno, forse, un tempo abitato quei luoghi negli echi e nei ricordi di chi un tempo era passato di lì.

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Valeria Solarino, Palamede. La storia.