L’apertura di un McDonald’s nel cuore di Firenze sta scatenando i cittadini che protestano attraverso pagine facebook, con cartelli e una ridda di messaggi al sindaco per scongiurare quella che per adesso è solo una eventualità. Dopo aver a lungo tentennato ( tanto che McDonald’s parla di mesi di trattative) in Consiglio comunale il sindaco Dario Nardella ha espresso la sua contrarietà e quella della giunta all’apertura di un negozio della nota catena di fast food in piazza del Duomo e anche in altre piazze storiche e di pregio del centro storico, che è patrimonio dell’Unesco.
Già la scorsa settimana Nardella, con un post su facebook, aveva espresso la sua opinione contraria. “Mc Donald’s ha certo diritto di fare domanda – ha scritto il sindaco di Firenze – la legge lo prevede. Ma noi abbiamo il diritto di dire di no”. Il sindaco ha anche rivolto un “appello agli imprenditori fiorentini” affinchè nello stesso spazio dove potrebbe sorgere il Mc Donald’s “si faccia invece nascere una bottega artigiana o un’attività che rispetti i criteri di qualità richiesti da uno spazio come Piazza del Duomo”. Ha poi sottolineato come “non esista certo un pregiudizio verso l’azienda, che ha tranquillamente aperto in altri posti della città, come la stazione”. Nardella ha anche spiegato che, in assenza di una normativa nazionale, “il regolamento Unesco per la tutela del tessuto tradizionale delle botteghe del centro storico è un argine necessario ma non sufficiente: il decreto Franceschini in corso di approvazione, che ha ad oggetto la protezione dei centri storici e vedrà probabilmente la luce dopo l’estate, conferirà al regolamento forza nazionale”. Registrando con soddisfazione questa decisione del sindaco, che dire però di Eataly a due passi dal Duomo che miniaturizza la cupola del Brunelleschi e il campanile di Giotto in un inguardabile kitsch, per vendere i prodotti di Oscar Farinetti, sodale del premier Renzi? E che dire del centro storico fiorentino trasformato in una Disneyland a misura dei turisti, tanto che i cittadini non lo abitano più? Bene dunque il no alla catena di fast food a stelle e strisce, ma ci auguriamo presto anche una riflessione approfondita sulla riduzione del cuore storico di Firenze a un brand commerciale, fosse pure made in Italy. Da rileggere in proposito uno scherzante e incisivo pezzo di Tomaso Montanari, Eataly, il Bignami del Rinascimento.