Capisci che la fine della legislatura è ormai segnata dai nasi iperattivi dei politici che si spandono alla sera nel centro di Roma. Vagolano furtivi, sono improvvisamente tornati amicali, d'una cortesia impulsiva che sfiora la malattia e cercano di annusare ogni possibilità do autoriciclaggio. Molti di loro seguono una parabola che inizia da un'umiltà servile in campagna elettorale (e con il proprio segretario per ottenere un posto eleggibile al caldo) per impennarsi al delirio di potenza per la durata della magistratura e poi crollare alla sottomissione in cerca di un nuovo padrone quando sentono che si avvicina la fine. Eccoci. Ora siamo qui. Appena sente odore di elezioni la nostra classe dirigente diventa diligente, diligentissima nell'ubbidire a chiunque possa offrire una ricandidatura. Bene, in questo tempo di povera etica appassita succede a Milano che l'ex assessora Chiara Bisconti scriva una lettera ai suoi elettori spiegando un concetto banale eppure rivoluzionario: smettere di fare politica e tornare al proprio mestiere. E in questo tempo di biechi rapaci le sue parole sono una luce. Vale la pena leggerle (le trovate qui): L’ho capito dai tanti messaggi che mi sono arrivati. Affetto, ringraziamenti, empatia. E poi la domanda, ma perche non ci sei più? Allora ora è importante chiarire che è una mia scelta. ho scelto cosi. E provo anche a spiegare il perché. Credo nella società civile. Ne faccio parte. Credo che quando la società civile si mette al servizio della politica accadono grandi cose. Si incontrano le competenze, i saperi, le prospettive diverse; si incrociano gli sguardi. Ma la società civile deve rimanere tale. Per continuare ad essere assessora avrei dovuto fare un passaggio elettorale. Ci ho pensato bene. E poi ho deciso di non farlo. Troppo lontano dalle mie corde. Mi avrebbe snaturato. E soprattutto avrebbe diluito il portato del mio essere società civile. Libera, indipendente, senza alcun condizionamento nella presa delle decisioni. Ciò non vuol dire che chi lo fa o lo ha fatto non abbia fatto bene. Anzi. Ma bisogna saper essere quello che ci si sente davvero di essere. Credo fermamente che società civile e politica debbano camminare insieme. Libertà di pensiero e rappresentanza di interessi ben amalgamati, fianco a fianco per il bene della città. Ma ognuno saldamente ancorato a quello che è davvero. Come persona credo anche nel piacere e nel bisogno di evolvere. Ci si arricchisce da ogni esperienza; si fa tesoro del passato. Ma serve anche l’emozione di mettersi di nuovo in gioco, di tuffarsi in una cosa nuova. Per rimettere in moto le energie che nascono dal confrontarsi con nuovi limiti. Rifare la stessa esperienza di assessora non avrebbe stimolato in pieno le mie possibilità. E poi credo nella qualità del tempo.Ora ho bisogno di ritrovare il mio tempo, per calmarmi, per tornare a ritmi più lenti. Voglio incontrare un tempo più profondo, per dedicarmi ai temi a me cari, per riagganciarmi ad una realtà esterna che corre veloce e che in certi momenti ho sentito scivolarmi via. Un tempo ritrovato anche per ritrovare me stessa, chi sono diventata e cosa voglio veramente. Queste le motivazioni della mia scelta. Che sono saldamente ancorate al mio modo di essere. Buon mercoledì.

Capisci che la fine della legislatura è ormai segnata dai nasi iperattivi dei politici che si spandono alla sera nel centro di Roma. Vagolano furtivi, sono improvvisamente tornati amicali, d’una cortesia impulsiva che sfiora la malattia e cercano di annusare ogni possibilità do autoriciclaggio. Molti di loro seguono una parabola che inizia da un’umiltà servile in campagna elettorale (e con il proprio segretario per ottenere un posto eleggibile al caldo) per impennarsi al delirio di potenza per la durata della magistratura e poi crollare alla sottomissione in cerca di un nuovo padrone quando sentono che si avvicina la fine. Eccoci. Ora siamo qui.

Appena sente odore di elezioni la nostra classe dirigente diventa diligente, diligentissima nell’ubbidire a chiunque possa offrire una ricandidatura. Bene, in questo tempo di povera etica appassita succede a Milano che l’ex assessora Chiara Bisconti scriva una lettera ai suoi elettori spiegando un concetto banale eppure rivoluzionario: smettere di fare politica e tornare al proprio mestiere. E in questo tempo di biechi rapaci le sue parole sono una luce. Vale la pena leggerle (le trovate qui):

L’ho capito dai tanti messaggi che mi sono arrivati.
Affetto, ringraziamenti, empatia. E poi la domanda, ma perche non ci sei più?

Allora ora è importante chiarire che è una mia scelta.
ho scelto cosi. E provo anche a spiegare il perché.

Credo nella società civile. Ne faccio parte.
Credo che quando la società civile si mette al servizio della politica accadono grandi cose.
Si incontrano le competenze, i saperi, le prospettive diverse; si incrociano gli sguardi.
Ma la società civile deve rimanere tale. Per continuare ad essere assessora avrei dovuto fare un passaggio elettorale. Ci ho pensato bene. E poi ho deciso di non farlo.
Troppo lontano dalle mie corde. Mi avrebbe snaturato. E soprattutto avrebbe diluito il portato del mio essere società civile.
Libera, indipendente, senza alcun condizionamento nella presa delle decisioni.
Ciò non vuol dire che chi lo fa o lo ha fatto non abbia fatto bene.
Anzi. Ma bisogna saper essere quello che ci si sente davvero di essere.
Credo fermamente che società civile e politica debbano camminare insieme. Libertà di pensiero e rappresentanza di interessi ben amalgamati, fianco a fianco per il bene della città.
Ma ognuno saldamente ancorato a quello che è davvero.

Come persona credo anche nel piacere e nel bisogno di evolvere.
Ci si arricchisce da ogni esperienza; si fa tesoro del passato.
Ma serve anche l’emozione di mettersi di nuovo in gioco, di tuffarsi in una cosa nuova. Per rimettere in moto le energie che nascono dal confrontarsi con nuovi limiti.
Rifare la stessa esperienza di assessora non avrebbe stimolato in pieno le mie possibilità.

E poi credo nella qualità del tempo.Ora ho bisogno di ritrovare il mio tempo, per calmarmi, per tornare a ritmi più lenti.
Voglio incontrare un tempo più profondo, per dedicarmi ai temi a me cari, per riagganciarmi ad una realtà esterna che corre veloce e che in certi momenti ho sentito scivolarmi via.
Un tempo ritrovato anche per ritrovare me stessa, chi sono diventata e cosa voglio veramente.

Queste le motivazioni della mia scelta.
Che sono saldamente ancorate al mio modo di essere.

Buon mercoledì.