Due treni si sono scontrati, in mattinata, sul binario unico tra Ruvo e Corato, provocando venti morti e feriti. Una cifra forse destinata a salire. Ma ecco perché è una tragedia annunciata: il Governo non ha investito nelle reti ferroviarie del Sud

È di almeno 20 vittime e decine di feriti, il bilancio provvisorio dello scontro frontale avvenuto tra due treni delle Ferrovie del Nord Barese. L’incidente si è verificato oggi verso le 11 sul binario unico tra Ruvo di Puglia e Corato, in aperta campagna.
«C’è stato uno scontro frontale su un binario unico, alcune carrozze sono completamente accartocciate e i soccorritori stanno estraendo dalle lamiere le persone» ha detto il comandante dei vigili urbani di Andria, Riccardo Zingaro. Subito i soccorsi hanno estratto dalle lamiere un bimbo di pochi anni, che, fortunatamente ancora in vita, è stato trasportato via con l’elicottero. Secondo il presidente della Provincia di Barletta-Andria-Trani, Giuseppe Corrado, il numero dei morti è sicuramente destinato ad aumentare. Il sindaco di Corato, Massimo Mazzilli, ha scritto su facebook che «il disastro è paragonabile alla caduta di un aereo», visto le conseguenze che ha comportato il grave incidente: uno dei treni ha due vagoni rimasti intatti, l’altro solo l’ultimo, e pezzi di lamiera sono sparsi praticamente ovunque.
«Faremo chiarezza» ha affermato il premier, Matteo Renzi, esprimendo il proprio cordoglio per le famiglie. Il Ministro dei trasporti, Graziano Delrio, giunto sul posto, ha chiamato immediatamente la società della Rete ferroviaria italiana (Rfi) – che gestisce l’infrastruttura ferroviaria, ed è partecipata al 100% dalle Ferrovie dello stato (Fs) – per chiedere un «supporto alle indagini e supportare le società coinvolte» (che non appartengono a Fs, ma fanno parte della società Ferrotramviaria Spa). E annuncia una Commissione d’inchiesta per chiarire le cause dell’incidente, ancora sconosciute.
«Cerchiamo di recuperare il ritardo di decenni per le infrastrutture del sud» diceva sempre Delrio nel 2015, rispondendo dopo un articolo del Mattino, a firma di Marco Esposito, dove si denunciava la sproporzione degli investimenti tra nord e sud del paese nell’aggiornamento 2015 del Contratto di programma con la Rfi.
Su 4859 milioni di euro previsti dallo Sblocca Italia e dalla Legge di stabilità 2015, denunciava Esposito, solo 60 sono destinati alla rete ferroviaria del sud, contro i 4799 per il nord. «Per l’esattezza, al Mezzogiorno è destinato il 19 per cento dei nuovi finanziamenti complessivi e l’1,2 per cento se si considerano soltanto quelli ferroviari. Contro il 98,8% di quelli destinati al nord del Paese» conclude poi Esposito.
Secondo il rapporto di Legambiente, Pendolaria, 2015, sullo status del trasporto ferroviario pendolare nel nostro paese, l’Italia viaggerebbe a due velocità diverse: da una parte treni ad Alta velocità sempre più moderni e veloci, in costante aumento a causa dell’aumento progressivo degli investimenti (+7% nel 2015), dall’altra una diminuzione degli Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza (-22,7% dal 2010 al 2014). Dal rapporto emerge come vi sia un grande divario tra il nord e sud Italia, dove i treni regionali sono vecchi, lenti e dove, ogni giorno, tra Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna ne transitino meno rispetto alla sola Lombardia. Legambiente denuncia anche come la maggior parte delle linee non sono elettrificate e a binario unico, cosa che – come abbiamo appreso, purtroppo, dall’episodio di oggi – rende i viaggi nelle regioni del sud insicuri e pericololosi.
C’è poi il caso di Matera, capitale europea della cultura nel 2019, patrimonio dell’Unesco, che è l’unico capoluogo di provincia italiano non coperto dalla rete ferroviaria. Anzi, Matera una stazione ce l’ha, ma non è attiva: i lavori per la sua costruzione cominciarono nel 1986, ma non furono mai terminati. Una città che non esiste, per Fs. Per riparare al danno, le Ferrovie hanno lanciato la formula «Freccia link», collegando la stazione di Salerno – coperta dalle Tav – con dei pullman diretti nella città lucana. Forse Trenitalia – partecipata al 100% da Fs – è troppo impegnata nell’acquisto della società ferroviaria greca Trainose, per la quale ha investito ben 100 milioni di euro, come ha recentemente denunciato il deputato di Sinistra Italiana, Franco Bordo, «Il nuovo management di Trenitalia, invece di fare operazioni estere, pensi alle decine di migliaia di pendolari che ogni giorno vivono sulla loro pelle la drammatica situazione in cui versa il nostro sistema ferroviario», ha sostenuto il parlamentare, che ha poi concluso:«Il trasporto pendolare dovrebbe rappresentare una priorità per l’azienda, non le acquisizioni all’estero». Ma intanto in Puglia è già successo l’irreparabile.